3.96 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 7. mancare un benefico influsso. Presso i Cistercensi Gregorio XIII aveva già ordinato una riforma nel 1574.1 Egli trovò un particolare appoggio su questo nell’abate Giovanni de la Barrière, il quale nel 1580 introdusse nel suo monastero una riforma secondo la regola primitiva ma con alcune altre austerità.2 Nel 1580 decisero i Benedettini esenti di Francia, secondo le ingiunzioni del concilio di Trento, di tenere la congregazione ogni tre anni.3 Per stimolare il clero secolare ad un nuovo rigore religioso lavorarono non solo i Gesuiti, ma anche alcuni ottimi vescovi, come quelli di Reims, di Rouen, di Bourges, di Lione, di Tours, di Nar-bona, di Bordeaux, di Yalence, di Parigi e di Embrun.4 Ma essi formavano un’eccezione, poiché ancora nel 1576 Gregorio XIII dovette rammentare all’episcopato francese con severe parole il dovere della residenza.5 La causa di questi inconvenienti stava nell’uso contro coscenza che Enrico come i suoi predecessori faceva dei diritti accordatigli dal concordato.6 Agli avvertimenti ripetuti del papa egli dava sì le migliori assicurazioni, però nella sua debolezza si tenne fermo al sistema sinora in uso, tanto vantaggioso alla corona, di adibire le lucrose dignità della Chiesa per provvedere i suoi favoriti. Gl’ inviati di Venezia, Girolamo Lippomano e Lorenzo Priuli, danno un quadro spaventevole di questo disordine. Nonostante tutte le promesse fatte al papa la prassi prendeva una piega sempre peggiore. Vescovati ed abbazie, secondo la testimonianza di osservatori imparziali, venivano dati dal re a persone del tutto incapaci, a laici, anche a donne e a fanciulli, talvolta anche ad Ugonotti. Questi godevano le rendite e lasciavano curare gli uffici ecclesiastici da poveri preti che per la maggior parte erano molto male provveduti, cosicché molte volte facevano un commercio dei sacramenti.1 Se ciò nonostante le condizioni religiose non diventarono ancora peggiori, e la Francia non divenne preda del calvinismo, questo lo si dovette al concorso di parecchie circostanze. Dapprima i beni ecclesiastici spettavano in gran parte alla nobiltà ed alla Corona; entrambi avevano perciò grande interesse che la > Bull. Rotti. VIII, 73 s. Vedi sopra p. 86. 3 Cfr. Bazy, Vie du vèti. Jean de la Barrière, Toulouse 1885. 3 In sostanza purtroppo si rimase a questa decisione; Berlièke nella /»'< '' Bénédict. XIV (18i>7), 398 s. * Cfr. Theiner, Bildungsanstalten 152 s. e Annales I, 170 s., II, 228 s. Richard, P. d’Épinac 80 s. s Vedi Theiner II, 227 s. 6 Riguardo a Carlo IX, cfr. in App. n. 5-6, quanto svolge Facchinetti nella sua ‘lettera del 6 settembre 1572, Archivio segreto pontificio-~ Vedi oltre G. Lippomano (1579) in Alberi App. 45, 53, particolarmente la relazione di L. Priuli (1582), ibid. I, 4, 413 s. Cfr. anche le * note di Ragazzoni nel! Archivio Boneompagni in Roma.