Influsso dell’opera edilizia del papa. 823 grande influenza su i Romani. Durava tuttora l’asportazione di preziosi materiali dalle antiche rovine, ma ora almeno venne dedicata maggiore cura ai grandi monumenti pervenutici dall’antichità. Così i Romani nell’agosto 1574 decisero di restaurare la colonna di Marco Aurelio.1 Il papa alla sua volta progettò allora il difficile trasferimento del colossale obelisco, che stava al lato sud di S. Pietro presso il Campo Santo, che da Caligola era stato portato da Heliopoli nel circo Vaticano e messo nella spina. A causa delle spese, stimate un 30,000 scudi, si avverò però la previsione di coloro che credevano che tale trasferimento non avverrebbe.3 nell’anno 1575. A S. Tommaso a’ Cenci conservasi ancora l’iscrizione del 1575 quando fu riparata. Una restaurazione di |S. Bartolomeo la ricorda Santori, Autobiografia XIII, 160. |Sul compimento di iS. Luigi dei Francesi, la cui facciata è di Giacomo della Porta, v. G. Giovannoni in L’Arte XVI (1913), 86s.; ibid. 94 s. sulla costruzione della SS. Trinità dei Monti. La posa della prima, pietra della nuova chiesa di S. Maria in Scala Celi alle tre fontane avvenne non nel 1582, come scrive Armellini (756), ma bensì nel 1581, per opera del mecenate dell’edificio, Cardinal Farnese ; v. la * relazione di Odescalchi del 7 aprile 1581, Archivio Gonzaga in Mantova. iSulla costruzione della cappella Altemps in iS. Maria in Trastevere (1584) così riccamente decorata v. Forcella II, 348. Sui lavori a S. Maria di Loreto al Foro Traiano v. la monografia di Fiamma, Roma 1894. Come il collegio inglese nella sua chiesa fece dipingere da Nicolò dalle Pomarance scene dei martiri, così anche il Collegio Germanico lo fece nella chiesa di S. Stefano Rotondo a quello spettante (v. Bagliori 38), incise poi in rame per opera di G. B. de Cavalieri nel 1585, con versi di Giulio Roscio («Triumphus martyrum in tempio D. Stephani... expressus opera et studio Io. Bapt. de Cavalleriis»). Cfr. A. Gaxxonius, De ss. Martyrum cruciatibus cum figuri» per Ant. Tempestum, Parisiis 1659. Le pitture nella chiesa del collegio inglese, incise in rame, le ha ugualmente edite Cavalieri nel 1584. Egli ci ha tramandato anche le iscrizioni distrutte al tempo della rivoluzione francese, delle quali una si presenta molto importante sotto l'aspetto storico ; v. Phillips, The Extmotion of thè ancient Hierarchy, London 1905. La cruda naturalezza e l’esagerato realismo di quelle pitture, molto apprezzate dai contemporanei (colle testimonianze presso 'Steinhuber I2, 150, cfr. anche l’Avviso in Arch. Boni, XXXIII, 309, secondo cui Sisto V versò lacrime al vedére gli affreschi in S. (Stefano) feriscono la nostra sensibilità e sono una corruzione dell’arte, (v. Janssen, Briefe I, 210). Queste descrizioni di crudeltà, non devono però venir designate quasi speciale particolarità del periodo della restaurazione cattolica, come si fa tuttora (cosi Weissbach, Der Barock als Kunst der Gegenreformation, Berlino 1921, 36). Ciò che fece il medio evo in questo campo (cfr. p. es. Schultz, Deutsches Leben I, 42 s. sul martirio di S. Bartolomeo di Wentzel von d’Olmütz, e le pitture analoghe nel museo Stadel a Francoforte sul Meno, e nel museo di iColmar), non era meno raccapricciante ; anche il martirio dei 10.000 cristiani di Dürer, come pure l’altare dei martiri del 1525 nel duomo di Xanten appartengono a questo genere. Lo stesso Cor-veggio nel suo martirio di )S. Placido e di iS. Flavia eseguì un’orrida figura di un crudo verismo (cfr. Burckhardt, Beiträge zur ital. Kunstgesch. 159). 1 Vedi * Avviso di Roma del 1° agosto 1574, Vrb. 10.M, p. 211, Biblioteca Vaticana. 2 * « Dopo la tornata di N. S” da Civitavecchia si è inteso che iS. S*à ha risoluto la gulia di :S. Pietro sia condotta nella piazza di quella [basilica] per