110 Capitolo XIII. 1572-1585. Capitolo 2. seguenze della formazione delle congregazioni di un giorno, in seno alPOrdine, rese tale limitazione, almeno in parte, necessaria. Di autorità ora Teresa non mancava più, sì però le mancavano i necessari mezzi pecuniari. Pure prese consiglio. In Medina del Campo trovavasi il suo confessore di una volta Baldassare Al-varez, rettore del collegio dei Gesuiti : con la sua meditazione vinse essa le opposizioni delle autorità ecclesiastiche e civili. . Una giovane dama che in Avila nel monastero di S. Giuseppe per mancanza di spazio non aveva trovato ospitalità, dette ivi il danaro; Teresa si azzardò a ciò che il vescovo di Avila ed alcuni suoi amici giudicavano una pazzia, iniziare una casa a Medina, dapprima naturalmente in una forma straordinariamente ristretta.1 Il primo tentativo riuscito ebbe per la coraggiosa fondatrice di monasteri un risultato ancora più grande. Il priore delle Carmelitane a Medina, Antonio de Herida, che l’aveva aiutata nell’acquisto del nuovo convento, si dichiarò pronto ad accettare la riforma e, ciò che fu più importante, egli mise in relazione con lei un altro di maggior valore, l’ancor giovane Giovanni de Yepes, ovvero, come egli più tardi si chiamò, Giovanni della Croce.2 Nato nel 1542, quale ultimo figlio di un povero tessitore di tela a Fontiberos, Giovanni, particolarmente dopo l’immatura morte del padre in lotta per il pane quotidiano, ebbe frequenti occasioni di provare il bisogno e il dolore, e di abituarsi ad un’aspra vita. Alle privazioni si aggiunsero le umiliazioni poiché si trovò in un opificio essendo del tutto incapace. Il direttore di un ospedale a Medina lo prese seco. Giovanni passò presso lui sette anni prestando i più bassi servigi, durante i quali egli frequentò la prossima scuola dei Gesuiti, vi fece buoni progressi. Nell’anno 1563 egli entrò presso i Carmelitani di Medina e prese il nome di Giovanni di S. Mattia. Dopo l’emissione dei voti ricevette egli il permesso di osservare la regola originaria senza mitigazione. Non contento ancora di questo, nella sua brama verso una vita straordinariamente austera, pensò di lasciare l’ordine Carmelitano e dì unirsi ai Cartu-siani.3 Teresa però lo persuase nel suo incontro in Avila che sarebbe gradito a Dio se egli conducesse una vita perfetta nel-l’Ordine già scelto. Essa guadagnò con questo il suo principale istrumento per la rinnovazione del ramo maschile del suo Ordine. In un piccolo paesello di sole venti famiglie, di nome Durvello, un nobile signore pose a disposizione una casa straordinariamente povera; ivi Antonio de Herida e Giovanni della Croce, il 28 no- 1 Fundaciones c. 8, loc. clt. 183 s. 2 Il>id. 158b. 3 Vita di Giovanni delia Croce di Jerónimo de S. José. Madrid 1041. Zi SCHERMASI!«, lOC. Cit. Vili, 480 S.