Posseviuo mediatore di pace ira la Polonia c la Russia. 711 rimuovere i preconcetti del re ed anzi a guadagnarsi la sua fiducia. Per il suo compito fu a lui di sommo vantaggio che, come le cose stavano, anche alla Polonia una mediazione potesse essere solo bramata.1 Al principio di agosto del 1581 Possevino pose piede sul suolo di Russia, e quindi di un mondo, che per lui dell’Europa occidentale, doveva apparire altrettanto sconosciuto come fantastico. Per la via di Smolenski egli giunse il 10 agosto a Stariza al Wolga, dove Iwan aveva la sua corte. Due giorni dopo egli presentava al Gran principe la lettera del papa e i suoi doni. La lettera era scritta con somma arte diplomatica.2 Gregorio rammentava in essa le relazioni dei suoi predecessori con la Russia, esprimeva la sua gioia per gli intenti del Gran principe avverso ai Turchi, e si dichiarava tanto più disposto ad interporsi con Bàthory per la pace, in quanto le armi della Russia e della Polonia potevano poi venir dirette contro l’IsIam. Poiché, come Pos-sevino avrebbe meglio esposto, l’unione politica senza quella religiosa era impossibile, chiedeva il papa che Iwan volesse studiare le delibere del Concilio di Firenze a lui inviate, nelle quali i Greci avevano riconosciuto il primato romano, presentarle ai suoi teologi e quindi inviare una nuova ambasceria a Roma. I doni consistevano in un prezioso crocifisso di cristallo di rocca e lapislazzuli con un frammento della croce, una copia della Pietà di Michelangelo in avorio, un rosario ornato di pietre preziose ed un esemplare delle decisioni del Concilio di Firenze in lingua greca.a Durante la sua dimora di quasi quattro settimane alla corte di Russia, Possevino ebbe dal Gran principe sei udienze, che furon sempre molto brevi. Tanto più lunghe furono le sue trattative coi Boiari. In queste Possevino sostenne dapprima la necessità di un’intesa non solo con la Polonia, ma anche con la Svezia, inoltre la conclusione generale di una Lega diretta contro i Turchi, che solo allora potrebbe avere solidità, qualora la stessa fede unisse tutti i componenti. Egli rilevò in questo che il papa non chiedeva dai Russi il sacrificio della loro liturgia. In riguardo al trattato commerciale con Venezia, egli notò che le carovane veneziane sono sempre accompagnate da due preti, converrebbe quindi che anche a questi fosse concesso l’accedere in Russia, e permessa la costruzione di una chiesa per gli stranieri.4 1 Cfr. Pierling II, 58 s., 57 s. 2 Edito in Moscoria ili Possevino 58. Kabttunen (Possevino 171) 1 indica come opera diplomatica magistrale. 3 Vedi * Avviso di Roma del 25 marzo 1581, Urb. KUß, p. 141, B 1 b 1 i o -teca Vaticana. Cfr. Pierling II, 85. 4 Vedi Piebling, Bathory 115s.; La Russie II, 80s.; Lerpigny, Arbitrage !58s. Cfr. Theineb, Annate8 III, 3i3ß ss. dove invece di 1582 va letto 1581.