L’opera missionaria in Giappone. lo zelo, con cui venivan chiesti al papa Agnus Dei benedetti, o copie del Sudario. Alcuni, scrive Lodovico Froes, passavano otto giorni in preghiere per esser fatti meritevoli della grazia di un tele possesso. Alcuni Agnus Dei si dovette spezzarli in 1530 particelle, per poter soddisfare alla devozione di tutti. Da lontano giornalmente venivano barche piene di uomini e donne, che domandavano di prender parte a quel tesoro.1 I risultati dell’opera delle missioni, di fronte alle difficoltà fra le quali essi furono conseguiti, compariscono ancora più rimarchevoli. In principio, di missionari ce ne furon sempre molto pochi. Sino alla fine del 1563 non si contarono nella nazione mai più di nove preti ; nell’anno seguente il loro numero ascese a sette preti ed otto laici dei quali quattro erano Giapponesi; nel 1570 aggiunsero ancora due preti.2 Ciò che ottenne questa piccola schiera, fu l’opera di una costanza infinita che non si lasciava scoraggiare, se anche dopo anni non diventavano ancora visibili i frutti sperati, e una delle frequenti guerre, un cambiamento nel trono, il capriccio di un sovrano sembravano annientare di nuovo tutte le conquiste. Da Kagoschima dove era stato cominciato il lavoro delle missioni, per lungo tempo la proibizione del principe tenne lontani i missionari, e in gran parte la comunità cristiana inselvatichì.3 In Ha-kata fra molti pericoli fu fondata una chiesa, ma andò in rovina quasi tutto, perchè non potè essere inviato alcun missionario. * A lamagutschi in principio i progressi non furono senza importanza; lo stesso governatore della città, Naito Takaharu, con due figli, due dotti bonzi, che da Meaco ricercarono i sacerdoti cristiani, ricevette il battesimo. Ma già nel 1556 il Daimio Ioschinaga fu sbalzato, e il suo successore Mori Motonari proibì la predicazione del Vangelo. Per circa vent’anni i cristiani della città restarono senza preti.6 Favorevolissime furono le condizioni per i missionari nel regno eli Bungo.6 II Daimio di là Otomo Ioschischiga aveva favorevolmente richiesto il vice re dell’india di missionari, ed andò così avanti nella cortesia verso loro, che li invitava una volta all’anno ìi pranzo con sè. Ma poiché intanto non passava anch’egli al cristianesimo, così non poterono esser guadagnati i principali della 1 (I. P. Maffei), Rerum a Societate Iesu in Oriente gestarum volumen, Co-loniae 1574, 351, 369. 2 Delplace I, 98. Haas II, 274. 3 Haas II, 192 ss. 4 Ibid. 94 ss. 5 Dei.rlace I, 79 s. E. ISatow, Vicissitudes of the Church at \ nmnguchi from 1550 to 1586, in Transactions of the Asiatic Society of Japan \ II, Yokohama 1879, 131-156. 6 Haas II, 72-111. Delflace I, 83-96.