Opera riformatrice di Carlo Borromeo 71 deH’amministrazione episcopale. Aver compiuto un così gigantesco numero di lavori sarebbe incomprensibile, se non si sapesse, che il Borromeo, negli ultimi anni della sua vita non consacrava più che poche ore al sonno,1 e che il giorno per lui si raddoppiava, tante erano le ore di lavoro in confronto agli altri. Con la progressiva austerità della sua vita che egli con accuratezza aumentò sino all’ultimo, 2 parve ai dotti che egli avesse raggiunto quasi un meraviglioso dominio sopra le cose sensibili, da possedere un potere quasi illimitato su di esse.3 I risultati della sua instancabile attività furono in Milano meravigliosamente grandi. Naturalmente anch’egli fu aiutato dalle condizioni del momento. Il concilio di Trento, il concilio provinciale del 1565, il pontificato di un santo pontefice come Pio V, furono essi che cooperarono a far sorgere un uomo così straordinario come il Borromeo, tanto da motivare in Milano la persuasione, che fosse cominciato un tempo nuovo, e che ciascuno dovesse mostrarsene degno col romperla decisamente con le colpe del passato.4 II Borromeo godette già durante la sua vita la fama di santo. Durante la sua presenza in Roma nel giubileo del 1575, alcuni s’inginocchiavano avanti a lui per le pubbliche vie mentre egli passava;5 durante i suoi ultimi viaggi a Roma la gente accorreva lungo le strade, per vederlo.6 In una lettera diretta in Germania dalla città eterna nel 1577 egli vien detto un secondo sant’Ambrogio.7 I posteri gli hanno dato il titolo d’onore di « esempio dei vescovi cattolici ».8 1 Bascapè 1. 7, c. 2, p. 172b. 2 Ibid. p. 171b. s Un esempio di quello che egli potesse esigere ibid. 1. li. e. 6, p. 159b. 4 Così il Borromeo stesso il 17 aprile 1566 a Bonhomini : « Mi reca consolazione indicibile il rilevare la docilità e la deferenza de’ miei Milanesi nel ricevere qualunque mia osservazione ed in ispecie la loro buona volontà ed il loro rispetto a mio riguardo. Sopratutto mi conforta il vederli persuasi, come essi sono, che in seguito al Concilio di Trento ed- al Provinciale, mentre governa la Chiesa un Pontefice sì santo ed io pure mi adopero al uopo con tutte le forze, da tutti ormai si debba abbracciare una vita nuova ». San Carlo Borromeo 134. 5 Bascapè 1. 3, c. 3, p. 68*. 6 Ibid. 1. 5, c. 7, p. 124b. 125“. Odesealchi osserva nella sua * lettera del 32 settembre 1579, che Borromeo aveva declinato l'invito del papa, ili abitare nel suo palazzo: «Si è ritirato ad habitare al suo titolo [S. Prassede] assai bassamente; in fatti si vede che questo .signor non est de hoc mundo». Il 19 settembre 1579 comunica Odescalchi riguardo al Borromeo: «È stato visitato da tutta questa corte come se fosse un santo et è andato alle 7 chiese dicendo sempre orationi, salmi e corone». Archivio Gonzaga in Mantova. Cfr. anche le note nel * Diariwm di Mucantius del 24 dicembre 1579. Archivio segreto pont|ificio; inoltre gli * Arri»i di Roma del 16. 19 e 30 settembre e 7 ottobre 1579, e del 23 gennaio 1580. Uri). 10!fi e 10!,8, Biblioteca Vaticana. 7 Epistola ex Romana urbe vn Oermaniam missa, Ingolstadii 1577. 8 Forma pasforum. Paolo V nella bolla di canonizzazione.