Missione di Possevino a Stoccolma. 701 fratelli di religione, l’irlandese Guglielmo Good e il francese Giovanni Fornier. Poiché Giovanni III teneva molto ad evitare impressione e ad occultare il vero motivo della missione, usarono questi, come i precedenti missionari svedesi del papa, il vestiario borghese ; Possevino inoltre si fece dare in Praga dall’imperatrice vedova anche l’incarico di comunicare al re di Svezia la morte di suo marito.1 Il 19 decembre 1577 Possevino dopo faticoso viaggio giungeva a Stoccolma. Ivi il padre Lauritz Nilssòn (Laurentius Norvegus), che vi lavorava dall’aprile 1576 e che nel suo ottimismo riteneva per molto facile il ricondurre la Svezia alla Chiesa cattolica, si era conciliato, nel suo irriflessivo entusiasmo con i disegni pacifici di Giovanni III, ed aveva confermato il re nell’illusione di poter conseguire per ciò il consenso della Santa Sede. La destrezza diplomatica di Possevino superò presto le difficoltà della condizione che con questo era stata creata.2 La sua mira principale era diretta, a persuadere il re della verità della dottrina cattolica. Con meravigliosa pazienza, egli rispose a tutte le sue difficoltà. Fu grande la sua gioia, quando dopo mesi di discussioni, che spesso duravano dalle tre alle quattro ore,3 Giovanni al principio del maggio 1578 si dichiarò pronto ad accettare la professione di fede tridentina. Al consenso presto seguì il fatto ed a questo una confessione generale. Prima di assolverlo Possevino domandò ancora una volta al re, se egli si volesse sottomettere in riguardo alla comunione sotto una sola specie al giudizio del papa, al che Giovanni dette risposta affermativa. Dopo l’assoluzione il re si mostrò molto tranquillizzato, poiché egli aveva molto aggravata la sua coscienza, avendo su la base di una decisione del Consiglia di Stato (sottoscritta anche dai vescovi luterani) nel febbraio 1577 tolto di mezzo col veleno il suo fratello.4 Possevino utilizzò il fuvore del momento; egli scongiurò con insistenza Domine Iddio, nelle cui mani stanno i cuori dei re, perchè volesse compiere l’opera iniziata. Giovanni lo abbracciò quindi con le parole «come te, io abbraccio in eterno la santa Chiesa romana». Il giorno seguente 1 Sulla missione di Possevino vedi la sua relazione a Gregorio XIII presso Tiieijceb, Schtveden II, 257 ss. dove sono pure altri documenti che la riguardano. Vedi inoltre Koneczny, Jan III Waza i missya Possewina, Kraków 1901 ; Kart-ttjnek 119 s., 127 s. Vedi anche Biaudet II, 451 n. 2 Vedi Theineb, Schweden I, 460 s., 405 s., II, 33 s. ; Kabttunen 119 s., 120 s. : Biaudet II, xxi s., 244. 3 Nella sua « Prima relazione sulle cose di Suezia mandata a Gregorio XIII » (Theixeb, Schiceden I, 257) Possevino lo dice espressamente, ed aggiunge inoltre, che nei suoi cinque mesi di dimora, passò si e no un giorno in cui non parlasse col re. Quindi non furono «un paio di abboeeamenti » come dice Ranke (Pàpste II«, 55). 4 Cfr. Geijer II, 19S.