La restaurazione cattolica nell’Eichsfeld. 569 dette una ripulsa e proibì di adunarsi senza il permesso del principe elettore,1 si rivolsero a Guglielmo di Assia, il quale con il suo consueto zelo protestante si interessò di loro. Guglielmo scrisse a Daniele e richiese l’appoggio dei principi elettori del Palatinato e della Sassonia.2 Ma Federico del Palatinato, die corrispose alla richiesta, non potè più occuparsi della cosa, dopo la risposta di Daniele. Guglielmo aveva domandato al principe elettore di Sassonia per mezzo di un nunzio speciale che dall’archivio di Sassonia comunicasse all’imperatore e al tribunale della camera, la dichiarazione di Ferdinando 1, su cui la nobiltà dell’Eichsfeld dietro l'esempio di quella di Fulda aveva richiamato l’attenzione del Langravio.3 Ma Augusto rispose secco che quelli di Fulda e di Eichsfeld potevano rivolgersi da sè stessi all'imperatore, alla cui ingiunzione egli consegnerebbe al tribunale della camera quella dichiarazione. Nella sua risposta al Langravio Guglielmo, Daniele richiamò in fine l’attenzione sul fatto come i protestanti si fossero abusati della sua pazienza, come pastori ignoranti, dei quali alcuni, appena capaci del leggere, si permettessero oltraggi contro il loro signore, come trattassero i sacramenti senza rispetto. Della dichiarazione di Ferdinando, nulla ne sapeva. Guglielmo cercò allora difendere i pastori protestanti4 e di nuovo domandò con minaccie e richiamandosi alle leggi dell’impero libertà religiosa per i suoi correligionari. Presso i principi elettori del Palatinato e della Sassonia si interessò5 per un'alleanza difensiva. Federico del Palatinato, il peggiore dei suoi tempi nel violentare le convinzioni — ebbe la presunzione di dire — che nessuno doveva venire violentato per la sua religione!6 Di violenza, secondo il modo di vedere dei visitatori arcivescovili, proprio nell’Eichsfeld non si poteva ora parlare affatto: essi si lamentavano al contrario per la straordinaria mitezza dell’arcivescovo. Tre pastori erano stati sinora allontanati da lui; due di essi furono richiamati per forza dai nobili, il terzo non si preoccupò per tale rimozione. Ora invece di respingere forza con la forza, non avvenne altro se non che ai renitenti ; il 24 giugno 1575 fu annunziato un termine ultimo, e di nuovo differito.7 I visitatori pensavano che con un tal modo di fare, la gente resterebbe confusa; il popolo temeva che «lo abbandonassero senza difesa alla nobiltà superba per essere spolpato ».8 Ancora due volte i nobili si rivolsero all’arcivescovo; prima per mezzo dei loro colleghi che dimoravano fuori dell’Eichsfeld, quindi per mezzo di un nuovo reclamo. Essi però non ottennero alcun risultato; dopo una discussione con Daniele i loro inviati dettero anzi ad essi il consiglio, che potrebbero imporre ai pastori evangelici la dovuta modera- 1 Del 22 marzo 1575, ibid. 257-260. 2 Ibid. 88-91. Knieb 151-155. 3 Ofr. sopra. 4 12 aprile 1575, in Knieb 155. La lettera è una testimonianza sulla faci-lita di credere del Langravio. Prove su ci5 ibid. e in Hefpe, Restauration 91. 5 II 6 e 9 aprile, Knieb 155. 6 Ibid. 156. 7 Ibid. 164-170. 8 Ibid. 164.