300 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 6. un cardinal Pole1 non ebbero alcuna difficoltà di fare appello all’aiuto dell’imperatore, contro le vergognose azioni di Enrico VIII ; Fisher e Pole erano anzi di avviso che una tale intrapresa sarebbe a Dio ugualmente accetta, come una spedizione contro i Turchi, e l’inviato imperiale Chapuys scrive, che l’Inghilterra era in gran parte del pensiero di Fisher. I protestanti facevano in ciò tutt’altro che un’eccezione : i Presbiteriani di Scozia, gli Ugonotti di Francia e i Gueux di Fiandra si appoggiavano agli stranieri nella lotta contro i loro veri sovrani, ed Elisabetta inoltre porgeva loro il proprio aiuto.2 Fu però un passo infelice chiedere aiuto alla Spagna per la causa cattolica. Dai tempi del vescovo Fisher il concetto medioevale dello Stato aveva fortemente perduto terreno; qualsiasi inglese avrebbe accolto solo di malavoglia un conquistatore spa-gnuolo ; l’immischiarsi dello straniero avrebbe soltanto resa odiosa la Chiesa cattolica. Dolorosamente va inoltre aggiunto che erano sopratutto Gesuiti, quindi sacerdoti e religiosi che, in una maniera più o meno felice, si immischiavano in cose le quali erano allora nella più stretta unione con la religione, che però erano lontane dalla loro missione.3 Che anche dall’ordine Gesuita, nella sua totalità, la loro condotta venisse giudicata un errore, apparve ben presto nel prossimo capitolo generale del 1593. In una delle will do a work as agreable to God as going against the Turk » (Chapuys a Carlo V il 27 settembre 1533, presso J. Gairdner, Letters and Papers foreign and domestic of the reign of Henry VIII. Vol. VI, London 1882, n. 1161, p. 486. « The good and holy bishop [of Rochester] would like you to take active measures immediately, as I wrote in my last ; which advice he has sent to me again lately to ¡repeat. The most part of the English, as far as I can learn, are of his opinion, and only fear that your Majesty will not listen to if-'-Chapuys a Carlo V il 10 ottobre 1533, ibid. n. 1249, p. 511. 1 Un lungo discorso rettorico a Carlo A7 in questo senso trovasi nella lettera di Pole «Pro ecclesiasticae unitatis defensione» 1. 3, c. 7. (Roccabertt, Hi-bliotheca Maxima pontificia XVIII, Romae 1698, 288 s.). Ivi dicesi per es. (p. 28S) : « Si amor reipublicae christianae te movet, ut regem Turearum ... bello iagsre" diaris. an non unde maius periculum reipublicae nostrae imminet, et ubi praesens iam malum, et novus hostis urget multo quam Turca infestior, eo potius cursum convertere te oportet?». Gli Inglesi non si erano ancora sollevati contro Enrico, solo perchè si voleva aspettare l’intervento deirimperatore (p. 289). Cfr. Ath. Zimmermann, Kardinal Pole, Regensburg 1893, 102 s. Andie Sander e Stapleton, Owen Lewis, Ely, Allen condivisero nei (punti indicati ¡1 parere di Fisher e Pole. Poli.en in The Month XCVII (1901), 508. 2 Ofr. W. Alien presso Lingakd VII, 42S. 3 Cfr. la lettera di Person in data di Sevilla 10 maggio 1596, presso Kxox II, 283, Beli.esheim, Alien 133 n. 1 : « Verissimum sane est, vehementer tue cupere, ut haec ipsa de terrenis regnis nihil quidquam ad nos pertinerent ; sed cura nostra peccata id effecerint, ut prostrata republica nostra res politiche atque religionis adeo sint immixtae atque perplexae, ut de uuis restitueudis sine aliis tractari non possit. .., non possumus de secundo quoque non esse solliciti ».