Dieta imperiale di Ratisbona: 1576. 583 I cattolici pensavano tanto meno a cedere, in quanto essi in quel tempo avevano avuto un energico capo in quel tipo meraviglioso che fu Salentino di Isenburg. Sebbene arcivescovo ed elettore di Colonia, Salentino andava in abito borghese, con la penna sul cappello e il pugnale alla cintola e sparlava dei preti con tutte le forze. Quando Morone valicò le alpi Salentino era in viaggio per Roma, per ottenere dal papa il permesso di rinunziare la sua diocesi per poi sposare. Entrambi i viaggiatori s’incontrarono a Sterzing, dove Morone si sforzò a far decidere questo tipo a rinunziare al suo viaggio a Roma e intervenire alla dieta.1 Ma a Ratisbona Salentino evitò assolutamente qualunque incontro con Morone. Nonostante tutto, egli era fermo nella fede cattolica.2 Sotto la sua influenza, in un’adunanza dei cattolici fu presa la decisione che «prima che essi si allontanassero una sillaba dall’antica, cattolica e vera fede, e particolarmente dalla pace religiosa, essi dovrebbero perdere quanto possedevano, corpo, ben*: e sangue».3 Un esposto in questo senso fu consegnato solennemente all’imperatore.4 Anche Morone gli presentò un memoriale contro la dichiarazione, incoraggiò i consiglieri cattolici e li stradò per la via che in fine traeva realmente fuori dalle difficoltà. Dalle esperienze sinora fatte, si poteva infatti sapere che l’elettore sassone «su cui quasi tutti gli altri principi avevano posato il loro occhio » in fondo si schierava con non troppo zelo per la dichiarazione. Per mezzo del duca di Baviera, che precisamente si trovava a far visita ad Augusto di Sassonia, si doveva per ciò tentare di indurlo a cedere e poiché Guglielmo, il figlio del duca di Baviera era a Ratisbona, così era gettato il ponte fra il cardinale e Dresda.5 Intanto però le speranze di Morone svanivano sempre più.8 Dopo una nuova dichiarazione degli stati protestanti egli dovette sentire dall’imperatore che si riuscirebbe diffìcilmente a rimandare ad una prossima dieta la discussione delle dichiarazioni. Già il legato si famigliarizzava al pensiero che la conferma di essa avverrebbe proprio a Ratisbona,T allorché dal duca Alberto giunse la notizia, che l’elettore di Sassonia di fatto non si ostinava sulla dichiarazione. Appunto per questo, per non unirsi ai suoi correligionari fra i fautori della dichiarazione, e per non dover « mo- 1 Nuntiaturberichte I, 15, II, 36. 2 Mobitz 311. 3 Ibid. 314. 4 Ibid. 5 Ibid. 315 s. , - 6 «Di Sassonia non si può sperar bene alcuno, perchè la mog ìe < a ui Amatissima è troppo vehemente nel lutherismo ». Morone a Galli il 26 luglio 15