Filippo Neri e la visita alle sette chiese. 120 al primo squillo di tromba. Tu, o Signore, hai sofferto tutto per me e giaci morto sul campo di battaglia; io invece non sopporto per te nè fuoco nè flagello, ma temo uno scherzo dalla bocca di un fanciullo. Quindi riprendo di nuovo e per sempre lo scudo gettato.1 Naturalmente nel Natale e nella Pasqua o nelle festività della Madonna il poeta trovava anche altre note per dare espressione al sentimento di solennità. In una poesia che appunto era destinata alla Visitazione di Maria, vede il poeta, p. es., per aspri sentieri di montagna, andare una vergine saggia e bella; egli non si ardisce di lodarla, poiché è più bella del sole e della luna; fiori > d erbe sorridono a lei, gli alberi piegano le loro verdeggianti cime, le stesse fiere selvaggie dimenticano la loro ferocia; le onde del ruscello in una valle ombreggiata mormorano, e gli uccelletti .sembrano cantare in dolce guisa: «Ave Maria».2 Tutti questi canti sorsero sotto gli occhi di Filippo, e non è escluso che alcuni di questi siano stati composti da lui. In contrasto con le antiche laudi popolari che regolarmente si muovono con versi della stessa misura,3 i canti dell’Oratorio usano tutti i mezzi della poesia d’allora e presentano quindi una grande ricchezza nelle più differenti forme poetiche. Sotto l’aspetto musicale per lo storico sono esse meritevoli della massima osservazione. Gli ultimi anni di Filippo cadono nel tempo in cui nel campo musicale si compie il passaggio dal contrapunto e dalla polifonia alla melodia, e dal canto ecclesiastico nella nuova scala in tono maggiore e in tono minore. La (musica nell’Oratorio si volse appunto intieramente ai nuovi sentieri. 1 Chi vuol seguir la guerra, Tu dolce mio Signore, l’er far del ciel acquisto, Perch’io non fussi vincto, ' levisi da terra, Soffristi ogni dolore Et venga a farsi cavallier di Christo. E’n campo aperto rimanesti estinto. Chi non ha cuor, non vada, Et io per te nè foco ('hi teme d’arco o flomba Sopporto, nò flagello: I‘¡tornisi per strada, Ma temo un picciol gioco i'iie poi non fugga al primo suon di tromba. De fanciulli, che dican: vello, vello. O che grave cordoglio ! Lo scudo che gittai Hoggi ripigliar voglio, Ripigliar voglio, e non lasciarlo mai ! 2 Per aspri monti vidi girne lieta Hidean intorno a lei l’herbette e i fiori, Vergine saggia e bella, Gli alberi d’ogni banda l