142 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 2. ritualmente egli costituisce l’antipodo di quella tendenza che con John Knox raggiunge il suo culmine; nella sua caratteristica egli quasi non può essere superato, come il suo contrapposto scozzese. Egli s’incontra coi « riformatori del nord » nel vivo sentimento dei danni della Chiesa di allora; egualmente nel profondo apprezzamento dei primi tempi cristiani, che essi pure stabilirono per prototipo della loro rinnovazione. Ma d’altra parte quale differenza! Filippo Neri non pensa di rovesciare le dottrine e le istituzioni della Chiesa sulla base di scientifiche indagini sull’antichità cristiane, che del resto allora non si trovavano oltre ai primi inizi. A lui i|mporta principalmente di destare in sé e negli altri lo spirito della Chiesa nascente; questo spirito però consiste, secondo il suo concetto, sopratutto in un amore di Dio, il quale nasce dall’umiltà e dallo spirito di sacrificio, e perciò rende possibile un’elevazione ad una forza sublime. Egli perciò non vuole affatto saperne di una riforma che passa come un uragano ed una tempesta che lancia fulmini e stritola quercie. Egli non lancia la fiaccola incendiaria nelle chiese e nei conventi. Non rovescia vasi di ira e di indignazione su i preti ed i frati. I delitti dei sacerdoti non lo portano al disprezzo del loro ufficio e del loro stato; invece si giudica indegno del sacerdozio. Quando sotto Paolo IV in nome del Papa pubblicamente gli vennero fatte ingiustizie, non gli venne affatto in mente che egli poteva essere un profeta mandato da Dio e che come un novello Elia doveva farsi avanti; invece di invitare all’insurrezione egli si sottomette con un’ubbidienza semplice, docile come un bambino. Il carattere e l’operosità sua, come un mite raggio di sole, allieta e riscalda, è tutto mitezza, bontà, gaiezza e amorevolezza che conquide i cuori. Scelse per sempre a guida l’umiltà, allorché il suo amore di Dio gli fece fare i primi passi dalla sua solitudine nel gran mondo, e l’umiltà lo condusse saggiamente. La sua azione nel mondo comincia fra i più semplici e i più negletti, con mezzi ai quali nessuno gli aveva negato l’autorizzazione. Ma inavvertita e quasi da sè stessa si allarga sempre più la cerchia della sua azione e del suo influsso, finché egli sotto Gregorio XIII abbracciò tutta Roma, e sulla fine tutta la Chiesa: finché cardinali e Papi scienza ed arte gli resero omaggio,1 e ciò che è più, migliaia lo i Busti (li marmo di san Filippo Neri se ne vedono in Roma, nell’atrio dell'ospedale della SS. Trinità dei Pellegrini, in S. Girolamo della Carità (di Legros), nella Biblioteca Vallioelliana e nella villa Albani. Anche il museo di Berlino conserva un bel busto del Santo lin. 277), eseguito da un ignoto scultore del sec. xvi. Il card. Bartolini possedeva un busto di bronzo attribuito aU’Algardi ; da quegli poi lo ebbe G. Calenzio. Sul ritratto del Neri, opera del Vecchietto, v. A et a Sancì, mai VII, App. 864, m. 38. Una tela del Baroccio nella galleria Boria in Roma raffigura Filippo Neri come ragazzo di 6 anni (di cui una splendida riproduzione in Kekr, Pippo Buono). Dopo la morte del Santo sorse