108 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 2. sposizione i loro mezzi pecuniari, quantunque insufficienti, indirizzarono il pensiero di Teresa alla fondazione di un particolare monastero di austera tendenza. Il suo provinciale dette il necessario permesso, Pietro d’Alcàntara e il grande domenicano Lodo-vico Bertrand l’incoraggiarono.1 Ma proprio ora si sollevò una tempesta indescrivibile contro lei. Fu trattata come una pazza. La fondazione di un monastero per il quale non si avevano in mano i mezzi necessari sembrò a tutti come la più manifesta pazzia. Teresa stessa non potè contrastare ai suoi nemici alcune ragioni. Il provinciale revocò il suo permesso e il confessore di Teresa, il gesuita Alvarez, le proibì per questo di fare qualsiasi cosa in proposito. - Sino alla revoca di questo comando Teresa si vide condannata per sei mesi all’inoperosità. Se la riforma non fu soffocata proprio nei primi inizi va attribuito solo all’intervento di papa Pio IV. Il consigliere dii Teresa, il domenicano Banez, ottenne per essa un decreto del grande penitenziere Ranuccio Farnese con i pieni poteri per la bramata fondazione.3 Frattanto fece Teresa comperare sotto mano una piccola casa a mezzo di sua sorella. Del tutto inattesa le pervenne dal Perù a mezzo di suo fratello una importante somma di danaro. Il 25 agosto 1562 fu aperto il piccolo monastero di S. Giuseppe in Avila, la prima pietra di una riforma molto importante dell’Ordine.4 Da capo si scatenò ora una fiera tempesta; Teresa fu richiamata dalla sua prioressa nel convento dellTncarnazione ; il consiglio di Avila decise la soppressione della nuova fondazione. Aveva suscitato particolarmente difficoltà che Teresa, dopo l’incontro con la ricordata Maria di Gesù, non aveva voluto dare alcuna rendita sicura al suo monastero.5 Pure ottenne l’approvazione al suo Ordine a mezzo della penitenzieria.6 Sostenuta da entrambi i decreti pontifici, che furono confermati con una bolla di Pio IV7 le fu possibile di opporsi a tutti gli attacchi. Come suo difensore, il celebre teologo domenicano Domenico Banez aveva vittoriosamente difeso la sua vertenza avanti al consiglio di Avila. Nel nuovo monastero che Teresa aveva sottoposto al vescovo di Avila, e non al generale deU’Ordine, trascorse essa sino al 1567 i cinque anni più tranquilli della sua vita. La regola dei Carmelitani nella sua severità originaria fu ivi osservata senza la mitigazione concessa dai papi, bensì da Teresa intensificata ancora i Ibuì. 99b. Acta Sanct. n. 283, p. 1S3. - Vida e. 33, La Fttente LIII, 100b. 3 Del 7 febbraio 1562, edito in Acta Sanct. n. 334, p. 194. 4 Villa c. 36, La Fttknte LIII, 108 s. 5 Ibid. e Decreto del 5 dicembre 1562, in Acta Sanct. n. 361, p. 201. “ 17 luglio 1565, ibid. n. 370 ss., p. 202 s.