La lotta per l’arcliidiocesi di Colemia. 667 Devesi in prima linea alle truppe raccolte con questo e guidate dal duca Ferdinando di Baviera, se Ernesto restò arcivescovo di Colonia e Ghebardo dovette rifugiarsi nei Paesi Bassi.1 Con la vittoria che Gregorio XIII riportò in unione con il duca di Baviera fu allontanato il maggior pericolo che avesse minacciato il cattolicismo dopo il 1555. Una vittoria di Ghebardo al contrario, con tutte le sue conseguenze imprevedibili avrebbe portato non solo al sopravvento e al dominio assoluto del protestantesimo in Germania, ma avrebbe portato ancora la Chiesa nelle più difficili condizioni nei confinanti Paesi Bassi e nella Francia. Come il nord di Europa, così poi a poco a poco anche tutto l’ovest di Europa sarebbe passato al protestantesimo. Con geniale acutezza Enrico di Navarra lo riconobbe allorché, per fortuna della causa cattolica, invano fece esporre ai principi luterani di Germania che essi dovevano smetterla con le loro divisioni e il loro isolamento dai compagni di fede di altre nazioni, e schierarsi in un’alleanza generale protestante contro il papato e contro la casa di Asburgo, essendo allora sicura la vittoria del protestantesimo. Il caso di Ghebardo esser pertanto «più importante di ogni altro che da secoli sia avvenuto nella cristianità»; «nessun’altro, così replicò egli con Giovanni Casimiro, è di più grande importanza per la ro- 1 Per le particolarità si richiama l’attenzione alla profonda esposizione del II volume dell’opera di Lossen, Der Kólnische Krieg ottima i»er il vasto uso di materiale edito ed inedito. L'autore esalta nella prefazione la sua imparzialità. Se questo autoelogio anche generalmente è meritato, pure si manifesta molto chiaramente in diversi luoghi l'appartenenza di Lossen al partito dei così detti vecchi cattolici. Lossen non pud menzionare i Gesuiti senza colpirli. Bonhomini viene (p. 315) rimproverato per zelante, perchè egli dichiarò decaduti dai loro benefici canonici notoriamente eretici. Un’assoluta inversione del fotti significa quando Lossen (p. 6S6) attribuisce ai cattolici, al papa ed al duca di Baviera lo scatenarsi della guerra di religione e i mali della guerra pel popolo della Vestfalia renana. Non son essi, che energicamente respingevano l’attacco contro la loro esistenza giuridica e la loro religione, i veri colpevoli, ma Ghebardo, il quale contro le decisioni delle leggi dell’impero voleva avere allo stesso tempo una moglie ed un arcivescovado. Protestanti imparziali, come per es. K. Hagen (Deutsche Gesch. IV, 410), non esitano a parlare di motivi « alquanto sudici » che hanno mosso Ghebardo à passare al protestantesimo, a violare 11 suo giuramento, ed a fare il tentativo di sconvolgere la costituzione dell’impero. Questo lato nazionale della questione presso Lossen è interamente trascurato. Se Ghebardo accanto all’allontanamento della « tirannide » del papa, parlava anche del « mantenimento della libertà tedesca » (* lettera a Francoforte sul Meno, del ~ luglio 1583, Archivio comunale di Francoforte sul Meno), egli con questo comprendeva il realizzamento della piena indipendenza del singoli Stati. Stieve nella sua recensione all’opera di Lossen rileva giustamente che va reso grazie alia vittoria del partito cattolico se « la politica territoriale degli Stati dell’impero tedesco, che da secoli sconvolgeva 1 impero, n°n lo abbia sciolto già allora in una serie di singoli Stati indipendenti, ma questo legame, molto prezioso per l’unità nazionale, non ostante tutte le debolezze, sì sia mantenuto ». Allg. zeitung 1898 Beil. n. 43.