321 1’ ardire dei combattenti aveva arrestato le scorrerie nemiche, addentratesi per buon tratto nel territorio lagunare, le aveva represse con tenacia, le aveva ricacciate dal suolo patrio. Governo e popolo, all’ indomani della vittoria, erano intenti a riparare i danni recenti. La loro mente però fu anche occupata dal problema della futura sicurezza, che l’ultima esperienza aveva proposto sotto un nuovo aspetto. Virtù di difensori, disordine e incapacità di assalitori avevano scongiurato il pericolo imminente. Ma l’audacia nemica, che aveva offeso territori vitali del ducato, aveva scoperto il punto vulnerabile, sopra il quale un combattente agguerrito, superati i leggeri ostacoli dei posti avanzati, poteva senza contrasto arrivare, dar sfogo alla sua ira bestiale, e sconvolgere la compagine dello stato (1). 5. — Felici congiunture di natura e di posizione avevano contribuito a rapida ascesa, ma non avevano garantito in egual misura la sicurezza. La prospettiva dell’ ampio bacino reaitino, ove più frequente si raccoglieva e si addensava l’opera del traffico giornaliero, per facilità di approdo e comodità di navigazione, assai più che le altre sponde, offriva seducente invito a ogni ardimento straniero. La via litoranea, proveniente dal sud, non opponeva difese naturali all’impeto dell’invasore, anzi poteva facilitarne l’avanzata, se virtù di comandanti e tenacia di popolo non avessero sbarrato il passo. Ma il petto e la volontà degli uomini non potevano sempre e in ogni caso resistere all’insidia nemica, e scongiurare il pericolo, che incombeva sopra l’isola nei suoi scali migliori e più propizi. Chè l’ultima esperienza aveva dimostrato quanto fosse vano un assalto dalla terraferma, da nord o da ovest ; quanto invece temibile e minacciosa, per la difesa di Rialto, una invasione da est o da sud, dal mare o dal litorale. L’isola poteva facilmente essere raggiunta. L’effi-cenza, come opera difensiva, del castello di Olivolo era stata assai ridotta dopo lo sviluppo del centro abitato a ridosso del bacino. La (1) L’invasione ungara della laguna ha molte analogie con quella franca, di quasi un secolo prima, anche se partita principalmente da punti diversi, dalla costiera civitatina e altinate questa, dal territorio di ChiOggia e Cavarzere l’altra. Ambedue ebbero per meta Rialto, alla quale anche gli Ungari compresero non poter arrivare se non per la via di Malamocco. E questo fu per la seconda volta teatro dello scontro decisivo (Cfr. Ioiian. Diac., Chronicon cit., p. 104, 130 sg. ; Origo cit., p. 93 sgg.). 21