426 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 7. le facoltà ond’era munito e dichiarò che intendeva servirsene unicamente a seconda dell’indicazione del vescovo. Egli non aveva altra intenzione che di unirsi come collaboratore ai Francescani, Agostiniani ed agli altri uomini apostolici, che s’aifaticavano in quel difficile campo. La popolazione cristiana di Goa era moralmente molto depravata. Saverio intervenne risolutamente: prese abitazione nell’ospedale e cominciò una vera battaglia contro l’immoralità degli impiegati coloniali portoghesi.1 Elemosinando di casa in casa a favore dei poveri, degli ammalati e dei prigionieri egli girava con un campanello in mano per le strade e chiamava alla dottrina cristiana i fanciulli, gli schiavi e le schiave ; insegnava loro anche a cantare canzoni, in cui erano espressi i punti principali della fede. 2 Il 20 settembre 1542 egli poteva già comunicare ai suoi confratelli romani esserne venuti a confessarsi tanti, che avrebbe dovuto decuplicarsi onde poter bastare a tutti, che aveva inoltre insegnato ai prigionieri a fare la confessione generale, che i lebbrosi fuori di città erano diventati tutti i suoi buoni amici e che il viceré mandavalo allora in una regione, dove erano da sperare molte conversioni.3 Si trattava della così detta Costa dei Pescatori o Capo Comorin. Ivi otto anni innanzi s’erano fatti battezzare molti pagani, ma essendo la regione infeconda e povera, nessun portoghese potè rimanervi e gli abitanti mancavano di qualsiasi aiuto spirituale. Saverio prese con sé tre indigeni e più tardi lo raggiunsero due confratelli. Per più d’un anno egli passò da luogo >a luogo, dovunque lasciando in iscritto le più importanti preghiere, che i cristiani dovevano imparare a memoria e ripetere ogni giorno.4 I nemici principali del cristianesimo, i Bramani, cercarono di conquistarlo con doni, ma egli mise inesorabilmente a nudo la loro impostura e fece ridurre in pezzi i loro idoli. Molti ammalati, per i quali pregava o faceva pregare dai bambini cristiani, risanarono. Talvolta battezzò in un sol giorno un intiero villaggio. «Spesso», così scriveva egli a Roma il 15 gennaio 1544, «le braccia mi si stancano a causa dei battesimi e non posso più parlare per avere tanto di frequente recitato dinanzi alla gente, perchè le ripeta venendomi dietro, le 1 Cfr. A. Huhn in Katholik 1899, II, 538 s. 2 Gonqalvez loc cit. ; cfr. anche Hokatius Tuksfxt.inus S. J., De vita B. Frcmcisci Xaverii. Goloniae Agriipp. 1621, lift. 2, c. 2, 3 (p. 112-120). 3 Mm. Xaver. I, 256-258. I Monumenta historica Societatis Ie»u (cfr. sopra p. 354, n. 1) nel I volume dei Monumenta Xaveriana contengono un’edizione delle lettere del Santo offerte nella lingua originale secondo gli autografi o le più antiche copie (cfr. Gros ili, xxi-txi.; su edizioni anteriori vedi Sommervogkl, Biblioth, II, 1748; V, 882; VI, 1126; VIIT, 140-143, 1326-1336; Cros I, xvi-liv). 4 Francesco Saverio a Ignazio in data di Tutucorin 28 ottobre 1542 e a» Gesuiti romani da Coeliin 15 gennaio 1544 (Mon. Xaver. I, 273, 278-289) ; f°' i-ANCUg, ChrQnioon I, n. 47, 62, 64.