674 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 14 a. alla Chiesa i deviati dalla verità per inganno diabolico e di colpire coloro, che perseverassero pertinacemente nelle loro dottrine reiette, in modo che la loro punizione servisse di esempio agli altri. Avere egli differito fino allora di prendere provvedimenti decisivi al riguardo perchè aveva accarezzato la speranza, Che per la misericordia di Dio onnipotente e la predicazione di uomini dotti, gli ingannati avrebbero veduto i loro errori e, abiuratili, sarebbero tornarti alla santa Chiesa cattolica e, qualora avessero differito la cosa, spaventati dall’autorità del concilio, che doveva prossimamente celebrarsi, avrebbero abbracciato la vera fede e sarebbero ritornati sul sentiero della giustizia. Ma poiché per varie ragioni, in particolare a causa delle guerre fra i principi cristiani, il concilio non aveva potuto cominciare e frattanto i fedeli erano quotidianamente sempre più minacciati da nuove eresie, e l’unità della Chiesa veniva lacerata da turbolenze religiose sempre più allar-gantisi, vedersi egli costretto a provvedimenti onde evitare mali maggiori. E considerando ch’egli era temuto molto occupato da importanti affari e perciò non poteva fare tutto da sé, il papa avere istituito una commissione risultante di sei cardinali di fede, dottrina e virtù provate. Alla testa dei membri del Sacro Collegio costituiti così « generali e generalissimi inquisitori » sono nominati Carafa e Juan Toledo, ai quali vengono poi aggiunti anche i cardinali Pietro Paolo Parisio, Bartolomeo Guidicicioni, Dionisio Laurerio e Tommaso Badia.1 La sfera d’azione di questa commissione cardinalizia incaricata di conservar pura la fede cattolica doveva estendersi a tutta la cristianità tanto al di qua quanto al di là dei monti, a tutta l’Italia ed eziandio alla Curia romana. È dato espressamente agli inquisitori, il diritto di delegare per ogni dove con eguali facoltà chierici versati in teologia o diritto oppure altri dignitarii ecclesiastici e di decidere in propria istanza tutti gli appelli contro la procedura dei medesimi. Come ulteriori facoltà della commissione sono enumerate: la direzione dell’esame, la procedura giudiziaria e la inflizione delle pene contro tutti gli apostati dalla fede cattolica o i sospetti d’eresia come pure contro i loro pubblici o segreti aderenti, fautori, i Poiché nella «istituzione non si diceva, che i singoli cardinali dovessero aver successori, con ciò era per ,sè dichiarato ,il carattere non permanente dell’istituzione (vedi Henner, lieitrugc sur Organisation und Kompetcnz far paputUchen Keteergerichte, I.eipzig 1890, 368). Parisio morì nel 1545, X>aure-rio già nel 1542, Badia nel 1547. Come successori Silos (I, 230) fa i nomi M. Cervini, Sfondrato e Pio Carpi (cfr. Merki.e I, 81(ì). In una lettera del Cardinal Farnese del giugno '1546 si dice che i quattro inquisitori C|arafa, Juan de Toledo, Cervini e Sfondrato isi univano una volta la settimana (vedi Campana in ;Studi storici XVII, 275). È strano che qui non sia nominato Gui-diccioni. i