La bolla papale contro Enrico Vili. 651 Da lungo tempo il papa suo committente, il quale aveva vista incomparabilmente più acuta, aveva abbandonato l’illusione, che l’aveva preso, e così pure il cardinale Contarmi.1 Quantunque a questo punto fosse risoluto ad applicare contro Enrico Vili tutto il rigore delle punizioni ecclesiastiche, pure Paolo III non precipitò nulla e solo dopo che a Nizza ebbe negoziato un armistizio tra Francesco e Carlo e che questi principi si furono obbligati a rompere qualsiasi relazione con Enrico Vili subito dopo la pubblicazione della bolla, ritirò la sospensione della bolla già pronta da tre anni e si accinse a pubblicarla con alcune aggiunte. Ed anche ora il papa agì solo dopo avere sottoposto l’affare a una commissione dii quattro fra i più distinti cardinali e ottenutone l’assenso.2 Nella bolla, che reca la data del 17 dicembre 1538,3 il papa accennava alla longanimità da lui fino allora dimostrata, la quale finiva in seguito ai nuovi delitti del re, specialmente per il crudele macello di prelati e preti e per la spogliazione e profanazione dei più sacri luoghi d’Inghilterra. Rilevavasi in particolare, che il pazzo furore d’Enrico turbava persino la quiete sepolcrale di morti, he da secoli la Chiesa venerava come santi. In dettaglio sii racconta come a Canterbury il re avesse trasformato in custodia di fiere il convento di quel sant’Agostino, che aveva portato all’Inghilterra il cristianesimo, come, non pago di ciò, avesse fatto spogliare dei uoi tesori e completamente distruggere il sepolcro celebre in tutto il mondo e rilucente d’oro e di pietre preziose di Tommaso Becket arcivescovo di Canterbury, anzi bruciare le ossa di quel santo venerato da secoli da innumerevoli pellegrini, e disperderne al vento le ceneri.4 Non ostante le assicurazioni date da Carlo V e da Francesco I uanto al sostenere la bolla pontificia, a Roma non fidavansi che molto poco dei due principi.5 Tanto più va encomiato il sacrifizio del Cardinal Pole, che anche questa volta si sobbarcò al diffìcile ompitodi rammentare ai due principi la loro parola, senza curarsi ' he con questa missione egli metteva in giuoco non soltanto la sua 1 Ofr. DiTTHicir, Contarmi 441 s.; Lett, and Pap. XII 1, xxxvn; cfr. XII 2, "XX s. 2 Ofr. Raynàjj) 1538, n. 45 ; Pallavicini lib. 4, c. 7 ; Nuntiaturbericlite III, 221 s., 304 ; Lett, and Pap. XIII 2, n. 684-686 ; v. anche in App. n. 31 la * lettera di Bianchetto all’Aleandro del 28 ottobre 1538. Archivio segreto Pontific io. 3 Bull. VI, 203-205 ; cfr. Lett, and Pap. XIII 2, xu. 4 La distruzione 6 stata cost radicale, che oggi -nella cattedrale di Canterbury quel luogo venerabile è riconoscibile soltanto dal consumo del selciato "1 X'rato dalle ginocchia degli innumerevoli pellegrini. 5 V. la * lettera di N. Semini dtìll’8 gennaio 1538. Archivio Gonzaga, i n Mantova.