Il punto di vista del papa nella questione del concilio. 547 lettera del 25 giugno 1546 avevano già richiamato l’attenzione del cardinal Farnese sulla penosa condizione del concilio svolgendo le seguenti considerazioni : non essere nè decoroso nè senza pericoli rimanere in tale vicinanza di truppe raccolte e di nemici fanatici. A Trento non esservi punto mezzi per rintuzzare l’attacco, che minacciavasi da parte degli amici del partito luterano nei Gri^-yioni e che avverrebbe tanto più sicuramente perchè i Grigioni apevano d’avere dei compagni d’idee a Trento stesso, a Verona, Vicenza e altri luoghi vicini. Oltracciò a causa dell’estendentesi deficienza di vettovaglie, sarebbero loro di peso anche le soldatesche amiche, che come locuste devastavano il paese : in tali cir-ostanze una riunione di ecclesiastici senza difesa trovarsi a mal partito: apparire almeno una dura pretesa, che con simili preoc-upazioni si dedichi attenzione alle discussioni conciliari.1 Il papa però non fu per niente contento dell’ idea dei legati di trasferire il concilio. Ripetute volte l’imperatore aveva manifestato essere sua intenzione che, finché durasse la guerra, il concilio dolesse in tutti i modi rimanere riunito a Trento2 e Paolo III nel lomento in cui s’alleava con lui per sottomettere colla forza i protestanti al concilio, non voleva a nessun prezzo guastarsi coll’im-oeratore in questa questione. I legati quindi ricevettero l’ordine di starsene a Trento e di continuare nelle discussioni. Da una let-era di Cervini al segretario pontificio Maffei in data 8 luglio riulta quanto fosse loro sgradita questa fermezza di Paolo III. Cervini dichiara d’adattarsi al volere del papa, ma fa riflettere, che ier l’avvenire sarebbe poi certo cosa dell’inflessibile imperatore »rescrivere al concilio il suo ulteriore modo di procedere. Il papa rimase tuttavia fermo ¡nel suo volere una volta espresso, anzi non approvò neppure, che a causa degli imminenti passaggi di truppe enisse prorogata la sessiione, come avevano proposto i legati,3 ■ altra parte però non volle aderire all’altro desiderio dell’imperatore, che come per l’addietro esigeva la sospensione delle discussioni dogmatiche : fintanto che il concilio rimaneva aperto a Trento, esso, secondo la volontà del papa, doveva anche continuare ad adempiere a tutto il suo compito. Addì 21 luglio Paolo III fece dare ;d cardinal legato ,Farnese, che recavasi presso l’ esercito imperiale, l’istruzione di rappresentare a Carlo, qualora chiedesse che non si trattassero questioni dogmatiche, come tale indugio dell’attività conciliare fosse possibile solo se il concilio venisse trasferito in un altro luogo.4 1 1 >rt.tffel-Brandi 506 ,s. ; cfr. Pai-Lavicini lib. S, c. 5. 2 Cfr. N un tin tur b cric htc IX. xxxm, 70. J Cfr. PaliavìCini lib. 8, c. 5. 1 \. la lettera del cardinal iSantafìora a Farnese del 21 luglio 1540 in Nun-l''turberichte IX, 135 s. 11 medesimo cardinale tornò a scrivere addì 23 luglio,