420 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 7. tamente. Fabro si lasciò indurre a recarsi a Bonn, dove l’impera»-tore Carlo V si abboccava con Ermanno, ed a presentarvi al nunzio Giovanni Poggio un memoriale della accademia di Colonia, che esponeva la necessità di un intervento risoluto. Le rimostranze dell’imperatore al prelato dimentico dei suoi doveri produssero almeno qualche vantaggio. Subito dopo da Colonia perveniva al nunzio una supplica, in cui lo si scongiurava di non lasciar partire da quella città il Fabro. Ne seguì un ordine pontificio, che lo tratteneva intanto in Germania.1 Il Fabro, le cui prediche a Colonia incontravano grande simpatia,2 vi prese in affitto una casa andandovi ad abitare con i sette giovani confratelli, che si erano nel frattempo riuniti. Con, ciò egli diventò il fondatore della prima casa della Compagnia di Gesù su suolo tedesco.3 Ignazio richiamavalo nel luglio del 1544 per mandarlo in Portogallo: due anni dopo egli moriva in Roma e la Chiesa lo venera beato. Nel suo diario spirituale il Fabro sotto il 10 giugno 1543 aveva notato, che dacché aveva conosciuto la Germania, costituiva per lui continua pena il pensiero che tale popolo si fosse allontanato dalla Chiesa. Questa santa compassione non abbandonò mai l’anima sua : fra ¡le sette persone, per le quali pregava in modo speciale, erano col papa e l’imperatore anche Lutero, Melantone, Butzer e fra le sette città, per le quali si era proposto di pregare per tutta la vita, Wittenberg stava al primo posto.4 La bontà e affabilità, che decoravano il Fabro, erano proprie pure del suo confratello Claude Le Jay: anch’egli attendeva la salute molto più dal miglioramento dei costumi che dalle lotte dei dotti.5 II nunzio Morone nel 1542 gli comandò di lavorare nella regione del Danubio e in Baviera. « Spero che presterà utili servigi », scriveva Morone al cardinale Contarini.6 Le Jay giunse col dottor Vauchop a Ratisbona, dove presentarono al vescovo e al capitolo le lettere pontificie.7 Ma non poterono mettervi radici. Nella città recaronsela a male perchè Le Jay insisteva sulla cacciata d’un predicatore diffamato : inoltre alcuni ecclesiastici non volevano cambiar vita. I due forestieri vennero minacciati che sarebbero cacciati 1 Duhb 9-14. Nella censura, che scrisse (circa il 1572?) alla vita d’Ignazio del Ribadeneira, Canisio assicurò che Fabro aveva anche disputato « alcune volte con Butzer ed altri eretici» (Mon. Ignat. Ser. IV, I, 716). 2 Cartas del b. P. Fabro I, 235-236 ; R. Cornely, Leben des sel. Petr"' Faber?, Freiburg i. Br. 1900, 130-154. 3 Memoriale 327 ; Duhr 13-14. * Memoriale 22, 29-30, 299 ; cfr. anche Pastor, Reunionsbestrebungen 233, 306. 5 Rodericius, Commentarhim 453; Janssen-Pastor XV10, 397-400. 6 Hassen 2. Su le Jay. v. specialmente Duhr 15-24. 7 Vauchop a Farnese da Ratisbona 13 aprile 1542 (Zeitsohr. für kathol Throl. XXI, 603).