320 Paolo III. 1534—1549. Capitolo 6 è. che gli permettesse la sua salute, a Roma per trattare delle idee religiose dii certi Cappuccini non volendo il papa in questo negozio stabilire nulla senza il suo consiglio.1 Allora Ochino trovavasi precisamente a Verona, dove spiegava ai suoi confratelli le lettere di san Paolo secondo il suo sentimento. Cosciente d’essere in colpa, esitò ad ubbidire alla chiamata del suo supremo superiore. La sua irresolutezza venne accresciuta dal fatto, che l’invito era in termini cortesi, anzi confidenziali e adulatorii. Inquieto e incerto su ciò che dovesse fare, egli cercò dapprima di ottenere una dilazione e pregò il Cardinal Farnese che gli venisse prorogata la comparsa, alla quale si dichiarava pronto, fino a che fossero passati i grandi calori. Il Giberti, che era molto ben disposto a suo riguardo, appoggiò per mezzo dei suoi amici a Roma la preghiera, non sospettando quanto nel suo interno l’Ochino si fosse già staccato dalla Chiesa. Ancor prima che venisse la risposta arrivò un breve papale del 27 luglio 1542, che, ripetendo l’invito, in nome dell’obbedienza dovuta ordinava all’Ochino di recarsi senza dilazione a Roma avendo il papa bisogno del suo consiglio ed aiuto nell’affare in questione.2 Ora neanche Giberti volle più sentire di argomenti in contrario: se ha mancato, mostri l’Ochino colle opere e non solo a parole la sua umiltà; se non ha mancato, tanto più eseguisca l’ordine essendo il papa posto da Dio a capo della Chiesa ; non gli faccia l’offesa di ammettere che gli voglia far torto specialmente perchè già in simili casi il Santo Padre ha addimostrato ben maggior benevolenza che rigore.3 In seguito a ciò Ochino si mise in viaggio alla metà d’agosto: vide a Bologna il Contarini morente,4 e scese a Firenze nel convento di Montughi, giungendovi con ancora in mente l’intenzione di recarsi a Roma. Quand’ecco 1 « Per una lettera idei card. Farnese molto cortese », dice Gliberti nella sua lettera al marchese del Vasto 11 settembre 1542 (presso Benrath 284), quindi non da parte dell’Inquisizione, come credte quest’.ult'iìno (.p. 90). Il riordinamento doirinquisi'sdone porta la data del 21 luglio 1542; la chiamata del-l’Ocliino successe ‘invece ai 15 di lugli« 1542. La * lettera di Farnese ( A r c li i-vio segreto pontificio, Prtno. Ufi C) sarà fra breve pubblicata da Piccolo mini in Bullett. Senese. 2 II breve (Min. brev. Arni. 41, t. 24, n. 624) verrà parimenti pubblicato da Piccolomini (loc. cit.). I due documenti mostrano affatto contraria alla verità l’affermazione posteriore dii Ochino d’esser stato citato « con furia mirabile » (Benrath 291) e il collegamento! da lui fatto a priori della sua citazione coll’inquisizione (ibild.). Il negozio passò dinanzi all’inquisizione solo dopo la sua fuga. 3 V. la lettera di Giberti citata sopra in n. 1. 4 Dittrich (Contarini 849 s.) ha sottoposto ad) una minuta indagine, di cui stranamente non ha preso la minima nota Benrath nelilp. seconda Razione della sua monografia (p. 99 s.), le dichiarazioni in parte diameltralmenfi-opposte sull’incontro di Ochino col Contarini. Come ben dice il Dittrich, soltanto nuovi documenti possono recar luce in proposito. V. anche Rf.uMONT, Y. Colonna 200.