124 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 2. Purtroppo i membri della commissione non poterono accordarsi sulla ammissibilità delle composizioni. In vista di questa discordia Paolo III ebbe difficoltà a dare una decisione1 e ciò tanto più perchè levando quella tassa bisognava trovare un compenso se rjon si voleva dissestare totalmente le finanze. In realtà, come giudicava fin dal 1535 l’inviato veneto Soriano, una delle più grandi difficoltà dell’opera riformativa consisteva in questo, che l’eliminazione degli abusi equivaleva a togliere al papa il suo sostentamento.2 Un’altra difficoltà risultava dall’essere molti difetti in mutua dipendenza fra di loro. Mentre si lasciò da parte la trasformazione della Dataria, procedettero le trattative sulla riforma degli altri dicasteri. Come dovettero riconoscere anche i nemici di Paolo III, la commissione per la riforma lavorava attivamente:3 essa impiegò il 1539 princi- stolica nel modo che Si conviene vi fusse assai male il modo, non di meno per questo non voleva restare che non si facesse questa sant’opera, et con questa commissione si partirono da lei. Si sono puoi ridunati una sol volta ; sono venuti a qualche particulairi, ma non .perù a nissuna risolìutione, et per quanto intendo tutti procedono assai rigorosamente, ma sopra tutti Contarmi, il quale dice, che il papa come papa ¡non pud far cosa alcuna per dinari, et a questa parte Chieti non gli consente allegando molte ragioni in contrario ; Simonetta et Ghinucci procedono con più rispetto, il che non fanno gli altri. Ridolfi non vi s’è ancora truovato, Cesarono et Campeggio s’accostano assai a Chieti, di modo che si fa giuditio, che almeno li dui terzi delle compositioni se leveranno, che sono gli regressi, riservationi di frutti, coadiutorie et dispense di matrimonii. Questi medesimi hanno da riformare la Ruota, la Cancelleria, il Sommista, la Penitentieria, li tribunali che amminiistrono giustitia, et infra di loro revmi hanno partite queste cure, dandone carico a dui d’esse, come dire a .Contarino et Chieti è tocca la Penitentieria, a Ghinucci et Trani gli tribunali et cosi d’in mano in mano ; et li dui hanno da riferire a ìgl’altri, et tutti insieme puoi risolvere in quel miglior modo che li dettarà la lor conscientia et che vorrà il dovere. Cèrto è che la povera madonna Penitentieria sta a male mani et sotto a barbieri che l'escusaranno pelerella. Venerdì che viene s'hanno a ritruovare un altra volta insieme. Io non mancherò di scriverne tutto quello che intendarò let che sarò atto a capire col mio poco ingegno. Non si sa indivinare dove proceda in un tratto tanta mutatione, et ogniuno discorre come gli piace : molti pensono che S. iSta habbia qualche aviso che altri non sappia, et che i>ensi accordandose il re et l'imperatore che si potrebbe fare il concilio, et però è meglio truovarse per se stessa riformata. L'abocamento ancora che si dice che faranno li detti dui principii [sic] insieme, fa dubitare assai, di modo che per ogni rispetto è a proposito ripararvi per virtù et non forzatamente ».Archivio Gonzaga in Mantova. Facendo la correzione delle prove veggo che nell’ultimo fascicolo del Bullett. Senese XV, 35 s. neH'articolo La fuga di Ochino il Solmi pubblica questa lettera, però non correttamente tanto che riescirà gradita questa nuova stampa cortesemente coliazionata un’altra volta da A. Luzio. 1 Ctfr. la testimonianza <11 (’arata in Ancel, Paul IV et le coneilie, Louvain 1907. 18, n. 1. 2 Vedi Alberi 2 iSerie III, 815; cfr. Ribier I, 504. s V. la relazione di de Lotti del 18 marzo 1539 in Solmi, Fuga 37.