388 La politica di Pietro Orseolo non fu certo ispirata fin dagli inizi a sentimenti amichevoli, inutili e per lunga esperienza riconosciuti svantaggiosi (1) : non si lasciò neppur sedurre dal fascino dell’avventura. Il problema slavo era complesso. Intorno a esso vegetavano sopravvivenze bizantine, che non potevano esser ignorate o trascurate. La fine integrale della latente crisi doveva maturare dopo accorta preparazione. La gloriosa crocerà dell’anno 1000, che modificò con decisiva sicurezza l’equilibrio dell’ Adriatico, non nacque inaspettata : fu logico risultato di paziente lavoro, che aveva rafforzato il predominio veneziano sopra le coste dalmate contro le molestie slave. Le città litoranee del residuo dominio bizantino avevano provveduto alla loro difesa contro la minaccia slava auspicando dal governo veneziano l’aiuto, che non poteva più giungere dal lontano Oriente (2). Si stabili cosi quella tacita armonia di mutua difesa, che ebbe concreto epilogo nel gesto risoluto dell’anno 1000. Un fortuito incidente di violenza, consumata da Croati e Naren-tani a danno degli abitanti della Dalmazia romana, uno dei tanti, offrì l’opportunità a rompere gli indugi (3). (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 149 : hisdem namque dux a Croa-torum Sclavorum oppressione suos potenter liberavit, quibus etiam solitum cen-sum primus dare interdirti. La reazione slava a seguito di questo rifiuto fu, se non violenta, assai molesta, perchè il re Croato in Veneticos lesionis rrwle-stiam exercere conatus est (ivi, p. 153). Il duca rispose inviando sei navi sotto il comando di Badoer Bragadin a compiere un atto di rappresaglia in un porto nemico, a Lissa : trasse prigionieri et ex hoc maioris odii cumulum inter Veneticos et Sdavos pululavit. Ai ripetuti lamenti avversari il duca rispose sempre con rigida fermezza (ivi, p. 153), preludio di avvenimenti più gravi. Alla morte del re Croato Stefano Drzislavo, nel 997, e, al momento della successione di Crescimiro III (il Surigna delle fonti), la situazione si aggravò, per la crisi scoppiata in seno al regno croato fra i tre fratelli Svetoslavo, Crescimiro e Goislavo, il primo dei quali, scacciati gli altri, usurpò il potere, e in lega con i Narentani replicò scorrerie nelle città dalmate (Cfr. Siáic, Povijest cit., p. 471 sgg.). (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 155 : IUis namque temporibus in Dalmacianorum confinio non plus quam Iateranenses cives Veneticorum ducis ditioni obtemperabant. (3) Iohan. Diac., Chronicon oit., p. 155 : horum quadraginta comprehen-dentes, secum vinctos deportaverunt.