676 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 14 a. da innumerevoli a ritenere vere tutte, anche le peggiori accuse contro l’istituto della Romana Inquisizione. Alla mancanza di atti autentici non offrono compenso notizie particolari, ad es. che Carnesecchi nel 1546 venne citato dinanzi al-l’Inquisizione e dopo poco tempo rilasciato per deficienza di prove,1 mentre altri eretici recidivi o pertinaci, come lo spagnolo Jaynu Enzinas, vennero consegnati al braccio secolare perchè fossero giustiziati.2 È importante un rigoroso editto contro la diffusione di libri ereticali a Roma, Ferrara e Bologna emanato dagli inquisitori generali il 12 luglio 1543.3 Solo collo schiudersi deH’Archivio deH’Inquisizione potrebbe anche stabilirsi con quale ampiezza questo editto sia stato eseguito : solo collo schiudersi di quest’Archivio potrebbe anche mettersi in chiaro quanto sia giustificato il rimarchevole giudizio del cardinale Seripando, che suona così : « da principio questo tribunale fu temperato e mite, in corrispondenza colla natura di Paolo III ; ma più tardi, quando1 crebbe il numero dei cardinali presidenti e si consolidò sempre più la giurisdizione dei giudici, ma avanti tutto in seguito all’inumano rigore del Carafa, esso guadagnò tale importanza, che ritenevasi non darsi in tutto il mondo giudizi più spaventosi e da temersi, giudizi che vanno considerati affatto giusti se sono conditi colla carità, che ha insegnato e praticato Gesù Cristo, il quale è costituito da Dio Padre giudice di tutti i mortali ».1 Dalle isolate notizie che sii sono conservate non può per il tempo di Paolo III abbozzarsi un quadro neanche in certa qual misura fedele dell’attività dell’inquisizione. Parimente non può stabilirsi in dettaglio il contegno tenuto dagli staterelli italiani verso l’In-quisizione romana. Si conosce solo, che la maggior parte o si adattò oppure con provvedimenti proprii precluse un’eccessiva ingerenza dell’istituto romano.5 Col viceré spagnolo di Napoli, Pedro de To- 1 V. Ardi. d. Hoc. Rom. Ili, 280: cfr. Agostini, P. CarneseccM, Firenze 18W>. Sullla trattazione della causa d’Ochino v. sopra p. 319 s. 2 Vedi Orano, Liberi pensatori, Roma 1904, xiv; Realenzijkl. di Herzoo XVIII», 582; (Campana .in Studi storici XVIII, 282. 3 Vedi Bromato II. SO; Reusoh, Index I, 170 s. ; Hixgers 4S3-486; cfr. Campana loc. <-it. XVII. 275. Sulla diffusione di libri luterani in Roma vedi Balitze, Misceli, (ed. Burnì) (III, 505; cfr. iCantù, Eretici II, 3(51. * DòrxiNGER, Beridite und Tagebiicher sur ■Geschiditc de» Konzils voti Trien.t I. Nordlingen 1876, 7 ; Merkle II, 405. Ohe, non ostante l’Inqnisizionc nel .1545 vi fossero a Roma molti segreti seguaci di Lutero, appare dalia lettera di (F. Archinto del 25 dicembre 1545 : vedi Tacchi Venturi I, 328 s„ 519 s. ■ ibid. 345, n. »3 il lamento di B. Bippomano del 16 novembre ;1547, che nell" Stato pontificio non .si procedesse con rigore contro i numerosi luterani, con che si conferma la notizia idi Seripando data nel testo. 'Cfr. ibid. 335 su liano da Colle e 521 s. la lettera .del cardinale D. de’ Duranti dell 11 gennaio 1546 sul grande numero degli eretici occulti in Italia. 5 Propugnò subito un’azione indipendente l’inviato senese. B. Tolojnei nella sua * lettera dell'll agosto 1542 (Archivio di Stato in Siena), v. Api1-