606 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 13 b. In conseguenza la risposta, in data 20 dicembre, del concilio, al quale Paolo III aveva rimesso la decisione, venne consegnata a Mendoza in un concistoro ai 27 dello stesso mese. In detto documento redatto conformemente alle proposte di del Monte i padri bolognesi dichiaravansi pronti a tornare a Trento qualora ciò potesse avvenire senza danno generale per la cristianità. Occorrere perciò in primo luogo, che i rimasti, disobbedendo, a Trento si rendessero al legittimo concilio allo scopo di riconoscerlo come si conveniva che altrimenti sarebbe creato un brutto precedente. Occorrere in secondo luogo che, poiché la sottomissione della nazione tedesca era stata promessa soltanto a un concilio che fosse ancora da tenersi a Trento, si stabilisse prima in modo chiaro e netto, che sarebbero riconosciuti conforme alla dottrina cattolica immutabili e non sottoposti a nuovo esame sotto nessun pretesto i decreti già legittimamente emanati su cose di fede. E poiché si parla di concilio partecipandovi tutte le classi, doversi in terzo luogo dare l’assicurazione che non si mirasse ad alcuna nuova forma di discussione conciliare. Nè essere in quarto luogo sia per tutta l’assemblea in generale sia per ognuno dei membri meno necessario, ove si tomi a trasferire il concilio a Trento, che in particolare, venga promessa piena libertà di potere trattenersi ivi, o allontanarsene. Doversi per quinto riconoscere il diritto che spetti alla maggioranza dei padri decidere sulla traslazione e fine del concilio.1 Le condizioni poste dal concilio toccavano il nocciolo della cosa e creavano una situazione chiara. Allo stesso imperatore non poteva sfuggire che la « remissione » a lui del negozio conciliare non importava quella sottomissione incondizionata al già felicemente cominciato concilio Tridentino, che fece offrire a mezzo del Ma-druzzo, anzi meglio di qualsiasi altro egli sapeva, che solo per la superiorità delle sue armi i protestanti erano stati indotti alla « remissione » di questa faccenda e che sotto le espressioni generiche di libero concilio cristiano essi non intendevano altro fuorché ciò che avevano dichiarato prima. Doveva parimente essergli credere suo già conclusa et clie in ogni caso crede, che non vi sia più disegno di accordo; parte tanto mal satisfatto in ogni cosa, che non si potria aggion-gervi ». i Vedi Raynald 1547, n. 94-95; cfr. Massarelli Diarium IV, ed. Mehki.e I, 727 s. ; P alla vicini lib. 10, c. 9, 10. Con breve del 1 gennaio 1548 anche gli Stati ecclesiastici deill’Impero ricevettero ora la risposta alle loro osservazioni del 14 settembre 1548 (vedi Raynaid 1548, n. 4-5; Nuntiaturberichte X, 226, n. 1). Addì 10 gennaio 1548 Farnese tornò a inculcare in particolare allo Sfondrato di non lasciare alcun dubbio sul punto, che si potesse parlare d’un ritorno del concilio a Trento senza l’adempimento delle condizioni poste dal concilio, che anche l’imperatore doveva riconoscere giustificate (Nuntia-turberichte X, 226 s.).