292 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 5 e. cetto del mutamento eucaristico, ma che negavano insieme la stessa sostanza della cosa, il vero cambiamento della sostanza del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo collegandovi inoltre un’altra eresia col sostenere che il Corpo di Cristo fosse presente solo per chi se ne ciba e col dichiarare quindi idolatria l’adoraziione del Santo Sacramento. Contarini rimase tanto più meravigliato di questi errori perchè nulla ne aveva trovato nella confessione Augustana e nella relativa apologia.1 Fino a questo memento egli nella sua accondiscendenza era andato sino agli estremi limiti ed aveva fortemente inculcato la necessità di non toccare, attenendosi in ciò soltanto al generale, quelle controversie teologiche, nelle quali gli stessi teologi cattolici non erano uniti, come circa la superiorità del concilio al papa,2 ma quando fu fatto il tentativo di nuovamente mettere in dubbio una delle dottrine fondamentali della Chiesa, quella della transustanziazione insegnata da un concilio ecumenico, egli con tutta l’energia si mise alla difesa della verità cattolica. Granvella e lo stesso imperatore non riconoscevano nient’affatto quanto bastasse la importanza straordinaria di questo articolo, mentre Contarini ne era tutto penetrato e respinse quindi recisamente la proposta di accontentarsi della dichiarazione, che Cristo sia realmente e personalmente presente nel Santo Sacramento e di lasciare il resto alla decisione del concilio. Il mio scopo, così egli, è di stabilire la verità ; ora nel caso attuale questa è così chiaramente espressa nelle parole di Cristo e di san Paolo e dichiarata da tutti gli antichi e recenti dottori ecclesiastici e teologi della Chiesa latina e greca come pure da un famoso concilio, che non posso in alcun modo dare il mio assenso qualora la si rimetta in dubbio. Se non può stabilirsi un accordo su questa dottrina già solidamente consistente, occorre abbandonare lo svolgimento ulteriore delle cose alla bontà e sapienza divina, ma bisogna tener fermo alla verità. Quando gli si diede il consiglio di transigere su quest’unico punto, nel quale sarebbesi trattato soltanto d’una parola e perciò soltanto d’una questione di parole, il cardinale vi si addimostrò tutt’altro che inclinato ed anzi giudicò, che si cercasse di rifiutare quell’unica parola solamente per poter negare anche il senso inteso sotto di essa. Con piena ragione egli ricordò gli ariani e il concilio di Nicea, dove pure s’era trattato solo d’una parola. Il legato pontificio riconosceva chiaramente che quella semplice parola esprimeva una delle dottrine principali della Chiesa, per la quale si ha l’obbligo di esporre la propria vita.3 1 V. l'importante lettera di Cont,airini del 9 maggio 1541 in Pastob loo-cit. 37(3 ss. 2 V. la seconda lettera dii Contarini del 9 maggio ilbid. 380 s. 3 V. le importanti lettere di Contarini del 9, 11, 13 o 15 maggio 1541 presso Pasto:!, Korrcspontienz Contarinis 376ss., 3R2ss... 3S8