444 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 8 a. Non meno della questione del concilio causò pensieri al Mo-rone e al nunzio Verallo il contegno di Ferdinando I relativamente alle pretese degli Stati protestanti.1 I rappresentanti del papa non lasciarono mancare avvisi di guardarsi da nuova condiscendenza, ma il re romano appellava alla sua distretta, che obbligavalo a concedere cose, alle quali pel primo non aveva pensato.2 Colla deliberazione dietale dell’11 aprile venne prolungata per altri cinque anni la pace di Ratisbona insieme alla (sospensione dei processi pendenti alla camera imperiale in cose di religione. Riguardo al concilio il recesso tenne fermo al 15 agosto come termine per l’apertura e ripetè i desiderii espressi nella lettera del 4 aprile. Fu fatta espressa menzione della protesta dei seguaci della nuova fede. Ferdinando I giustificò la nuova condiscendenza colla sua condizione, che per il momento obbligavalo, così egli, a chiudere gli occhi.4 II re romano però doveva in breve esperimentare che valore avesse l’aiuto contro i Turchi concesso a Spira. Erano stati promessi per sei mesi 40,000 uomini a piedi e 8000 a cavallo, truppe che avrebbero dovuto raccogliersi ai primi di maggio presso Vienna, ma la promessa non venne mantenuta nè quanto al tempo nè quanto al numero. Soltanto in luglio furono pronti 30,000 uomini, ai quali con dispiacere dei Francesi5 Paolo III mandò altri 3000 soldati a piedi e 500 cavalieri,6 quindi più di quanto aveva fatto sperare. Queste truppe arrivarono a Vienna il 3 luglio. Coi contingenti forniti dall’Ungheria e dagli Stati (austriaci e boemi l’esercito salì a 55,000 uomini, ma mancanza di denaro e in conseguenza disordine e disobbedienza noni permisero che per lungo tempo ancora si venisse ad alcuna azione. In settembre finalmente cominciarono le operazioni di guerra. Se queste finirono ir un vergognoso insuccesso, ne fu in colpa principalmente l’assoluta i Ofr. la * lettera di Verallo del 30 marzo 1542 (Nunziat. di Germania. Archivio segreto pontificio). Vedi anche la relazione di Morone del 28 marzo 1542 •presso Laemmeb 421 s. - Ofr. la * relazione di Verallo del 6 aprile 1542 (OLaemmer 421 s.). s V. Ncue Sammlunff der Reichsabschiede II, 444 s. ; B cjcholtz V, 10 s. ; J.'NSSEN-Pastor IIP8, 521; Ehses IV, 223, n. 2; Ivorte 55 s. 4 Ofr. la ’relazione d(l Verallo del 12 aprile 1542. Nunziat. di Germania. Archivio segreto pontificio. 5 * « Dicono il Papa inclinar alla banda imperiale, anchora che mostri pur di starsene nella sua neutralità, perchè S. B. ha chiariti Francesi, che vuol aiutar l'Imperator et il re de Romani1 contra ’1 Turco, di che non si contentano molto», scriveva il cardinale E. Gonzaga al marchese del Vasto in data 27 marzo 1542. Cod. Barò. lat. 5790, f. 145 deila Biblioteca Vaticana. n La truppa a piedi era sotto il comando di Paolo Vitelli, la cavalleria ilei marchese Sforza Pallavicini (bisnonno del cardinale). Ofr. i * brevi a Sforza Pallavicini del 5 gennaio 1542, a Ferdinand© I e a.l ProtonOtarius de Mediris eletto commissario generale, l'uno e Q’altro del 29 maggio 1512. Min. brev. Ann. 41, t. 23, ». 12; t. 2n. 446, 456. Archivio segreto pontificio.