Negoziazioni con Carlo V per !a faccenda di Piacenza. 633 Se il papa fece il conto che Carlo V si mostrerebbe ora più condiscendente nelle questioni ancora pendenti, la sbagliò a partito. Sia riguardo all’invio a Roma dei prelati tridentini sia quanto alla restituzione di Piacenza l’imperatore continuò a resistere ancora alle richieste di Paolo III. Da mediatore nel negozio di Piacenza serviva ai Farnese il principe Giulio Orsini, che dalle prove di cortesia e dalle promesse generali dei ministri imperiali si lasciò talmente aceiecare da ritenere sicura la restituzione di Piacenza. La sera di Natale del 1548 Orsini giunse a Roma dove con tanto maggior desio aspettavasi il suo arrivo in quanto che s’era molto malcontenti della condotta di Bertano.1 Egli non recò nulla idi scritto, ma unicamente promesse orali di Carlo Y e di Granvella, così vaste, che, come riferì Cattaneo al cardinale Madr-uzzo, ne sarebbe stato un miracolo l’adempimento. Seguirono lunghe discussioni.2 Con grande dispiacere dei francesi Giulio Orsini venne poi nel gennaio del 1549 rimandato presso l’imperatore, ritornando a Roma da questa seconda missione il 27 di marzo colle migliori speranze. Paolo III però non si lasciò ingannare. Allorquando il cardinale du Bellay si congratulò con lui per l’eliminazione della controversia circa Piacenza, egli osservò, che nulla era ancora sicuro e che Orsini non aveva portato se non pieni poteri per il M-endoza di proseguire le trattative.3 Si parlò poscia d’un invio del cardinale Farnese presso l’imperatore. Finalmente alla fine d’aprile fu nuovamente mandato l’Orsini per spingere innanzi l’adempimento delle promesse fattegli e provare con documenti i diritti papali su Piacenza. Nello stesso tempo ;;nche il nunzio Bertano si diede incarico di lavorare presso l’imperatore nel medesimo senso.4 avevano sollevata in contrario, doveva volere o no ridursi al silenzio, e ciò ora tanto più imiportante perchè lo stesso generale dei Domenicani, Romeo, in un suo scritto s’era messo con questa apposizione. L’imperatore fece tosto stendere un ordine ai vescovi tedeschi, che dava lor'o l’istruzione di mandare oramai nei paesi protestanti dei preti che esercitassero- la cura pastorale sulla !>ase dell’/»ferii», ciò che fino allora non era stato ecclesiasticamente ammissibile ». La promulgazione degli indulti relativi al matrimonio dei preti e alla comunione sotto ambe le .specie, non fu però un riconoscimento dii tutto V Interini, non avendosi per ciò alcun -documento. Quanto agli indiulti papali Uankfi avrebbe dovuto per ragione di chiarezza rimandare anche a Drtjffel I, 292. 1 V. le * relazioni di Buo-n-anni da Roma 25 novembre e 15 dicembre 1548. Archivio di Stato in Firenze. 2 V. in A-pp. li. 81 la * lettera di Cattaneo del 29 -dicembre 1548 (Archivio della Luogotenenza a Innsbr u -c k) ; cfr. a nelle Campana 451 s. 3 Vedi Drttffkl I, 187 s. ; Campana 456 s. ; la * Instruttione al 8. Giulio Orsini in data 11 gennaio 1549 nella Biblioteca Pia 222, f. 1 s. all’Ar-<• h i v i o segreto pontificio, come pure nell’A rchivio I) or i a p a m p h i 1 i in Roma, Intruz. /, 362 s. 4 Vedi Cugnoni, Prone di A. Caro 136 s. ; Drtjffel I, 216, 217 s., 883. Se-