600 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 13 b. cato il concilio di Trento, dapprima e in linea principale deve, ; quindi discutere come sia da farsi un componimento per ciò che riguarda le controversie di religione e come frattanto fino a componimento avvenuto debbasi fare colla religione : su ciò gli Stati presentino proposte. Ciò a cui mirava Carlo con questo non poteva esser dubbio. Continuando sempre nell’aspirazione di effettuare nel negozio conciliare la sua volontà di fronte al papa e ai padri di Bologna, egli coll’iniziativa della dieta voleva esercitare su costoro una pressione per la traslazione del concilio a Trento e, qualora tale intimi-dazione non conducesse allo scopo, coprirsi, mediante una risoluzione unanime della dieta, per una regolarizzazione di suo arbitrio e interinale della faccenda religiosa.1 Per -un simile interim aveva egli fatto passi iniziali già in agosto, prima deH’apertura dell’assemblea. 2 II progetto sottilmente escogitato naufragò contro l’atteggiamento degli Elettori ecclesiastici, i quali rifiutaronsi di esprimere il loro pensiero prima che Carlo avesse esposto più chiaramente le sue intenzioni. Gli Elettori secolari del Palatinato, di Sassonia e Brandenburg non vollero bensì prevenire Sua Maestà, ma chiesero un concilio « comune, libero, cristiano » a Trento o altrove in Germania, per eliminare dottrine errate ed abusi, al quale Paolo III dovesse sottomettersi : in tale « libero » concilio tutti i vescovi dovevano venire sciolti dal giuramento fatto al papa, e bisognava concedere ai nuovi credenti voce deliberativa e «riassumere» cioè tornare a discutere le decisioni già prese a Trento ! Richiese tale riassunzione, che secondo i principii della Chiesa era impossibile, persino il collegio dei principi, prelati e conti, nel quale i cattolici avevano la maggioranza. Le città libere dichiararono, che la via migliore per togliere le controversie religiose era una nuova conferenza di religione o un concilio nazionale, nel quale decidessero persone timorate di tutte le classi ! Quanto al concilio di Trento le città espressero la fiducia che l’imperatore non ne meditasse la continuazione perchè « già anticipatamente senza interrogare partito e cosa, s’era arrogato importuna decisione d’ogni sorta e condanna in fatto degli articoli precipui della religione controversa e non esserne da temere che notevoli incomodi e ingiustizia ». L’imperatore s’immischiò in modo decisivo in questo dissidio d’opinioni con una risoluzione molto caratteristica. In quest’atto che porta la data del 18 ottobre,4 egli facendo stranamente la vista 1 Wolf, Interim 48. 2 Ne dà la prova Fbiedensburg in Archiv, für Ref.-Gesch. IV, 213 s. s Sastbow II, 142 s.; cfr. Menzel III, 225 s.; Wolf 49 s. « Sastbow II, 151s.; Bucholtz VI, 203; Beutel 22 s. Wolf (p. 51) osserva: «l’idea dell'imperatore era pertanto, che li protestanti dovessero dichiararsi disposti a mandare deputati a un concilio tenuto in una città tedesca