74 Paolo III 1534-1549. Capitolo 1. a ciò trattavasi della posizione da prendersi di fronte ai gravami della nazione tedesca ed alla pretesa del calice per i laici e del matrimonio dei preti sollevata anche da parte di cattolici. Era inoltre da discutersi come potesse impedirsi la discussione sul rapporto del papa al concilio, in forza della quale i sinodi del secolo XV non erano riusciti a svolgere alcuna attività vantaggiosa. Nè era meno rilevante la posizione da prendersi contro le usurpazioni dei principi nel campo giuridico della Chiesa. Fuori di Germania poi dovevasi prendere in considerazione anche lo scisma inglese e il riacquisto dei Regni scandinavi. A lato di questioni di tanta portata altre ve n’erano, come quella dell’uso dei monasteri abbandonati o desolati e del mantenimento della pace e dell’ordine in Roma, che erano certo meno rilevanti, ma non apparivano perciò senza importanza.1 Data questa dovizia di lavoro s’imponeva da sè la divisione del medesimo. La commissione quindi incaricò Campegio di fare proposte sull’atteggiamento da prendersi di fronte ai « gravami della nazione tedesca». Quest’elezione si spiega certamente prima di tutto perchè già nel 1536 il prefato cardinale in una col fratello Tommaso si era occupato minutamente del difficile negozio ed aveva compilato un diffuso memoriale in proposito. Le quistioni dogmatiche vennero messe nelle sperimentate mani del Contarini, che formò all’uopo una sottocommissione speciale d>i teologi, coi quali si consultava di frequente.2 La commissione cardinalizia fece anche una particolareggiata discussione intorno al punto, se il papa dovesse subito recarsi in persona a Vicenza o mandare avanti dei legati. La decisione su questo dettaglio si ebbe nel concistoro del 20 marzo 1538 e in vista dell’incertezza in cui s’era, se, a causa dello stato di guerra che continuava, il concilio potesse aprirsi fin da allora, fu deliberato di non esporre il capo della Chiesa al pericolo di comparire prematuramente a Vicenza e di mandare invece colà dei cardinali legati. Nello stesso tempo però doveva darsi la prova, che il vecchio papa non paventava fatiche personali qualora si trattasse del bene della cristianità, stabilendosi che allo scopo di fare la pace tra Carlo V 1 Vedi Dittrioh, ¡Contarini 345 s. Il medesimo (Regesten 290-294) pubblicò due documenti relativi all’attività della commissione cardinalizia, ch’egli propende ad attribuire al jContarini. 'Ejises, che li ristampa (IV, 151 s.), prova però che il primo «parere -è ,certamenjte di I