Michelangelo e il nuovo S. Pietro. 763 Con quale disprezzo trattasse Michelangelo gli attacchi dei san-gallesehi ci viene mostrato anche dal suo contegno con Nanni di Baccio Bigio. Costui aveva propalato intorno al maestro delle voci, che erano vere diffamazioni : nulla intendersi Michelangelo d’architettura e sciupare il denaro; il suo modello essere pazzo e bambinesco: lavorare egli solo di notte per impedire che si vedessero i suoi progetti; egli poi, il Nanni, farebbe un nuovo modello e oltracciò godere piena la fiducia del papa. Allo scopo di rendere più credibili le sue notizie, Nanni diffuse ancora la favola, che il modello di Michelangelo per il Palazzo Farnese era stato sì pesante che quando fu collocato come saggio si dovette puntellare il palazzo. Allorché queste voci trovarono adito anche presso i deputati della Fabbrica di S. Pietro, Michelangelo comunicò ad uno di essi la lettera di Giovanni Francesco Ughi del 14 maggio 1547, a mezzo della quale aveva avuto nuova di queste mene, e aggiunse, che non erasi potuto aspettar altro da tali volgari birbanti.1 Secondo ogni apparenza i calunniatori tacquero ora per un po’ di tempo e Michelangelo potè dedicarsi indisturbato alla sua grande missione giacché il papa fidava incondizionatamente in lui. Era però critica e vantaggiosa ai suoi molti nemici la circostanza, che l’incarico di dirigere la costruzione e i suoi estesi poteri fossero stati dati solo oralmente. Perciò onde por fine a qualsiasi confusione e a tutte le ostilità, agli 11 d’ottobre del 1549 Paolo III emanò un motu-proprio del seguente contenuto : si approva tutto ciò che dietro commissione papale Michelangelo ha fatto sinora nella fabbrica di S. Pietro sulla base del suo modello: si ordina per sempre di rigidamente attenersi a detto modello e Michelangelo viene nominato a vita architetto della basilica del principe degli apostoli.2 Quanto fosse giustificata l’assoluta fiducia riposta da Paolo III nel Maestro lo addimostrò il possente slancio, che prese l’attività edilizia a S. Pietro a partire dalPinizio del 1547 ; già potevasi predire che il nuovo tempio di Dio avrebbe superato tutte le altre chiese e diverrebbe una delle meraviglie del mondo.3 Le spese ammontavano annualmente a circa 30,000 ducati.4 Che soltanto a Paolo III si fosse debitori di questo slancio' è addimostrato dal ribassamento dello zelo nella costruzione, che subentra colla sua morte. A ra- 1 Gotti I, 309. 2 Pubblicato corretto per la prima volta e con la data da Pogatschek in Repert. fiitr Kwistwissensoh. XXIXì (1906), 400 s. 3 « In. huins vero ipsius, in qua li odierno die funebris haec pompa ducitur, basilicae exaedificationum tanta cura incubuit, ut ea iam prope ad fastigium perducta substructionum magnifieenfcia, cum sacris omnibus huius aetatis aedi-bus antecellat, una cum septem illis, quae olim miraculo toti orbi terrarum fuerunt, operibus compaTari posse videatur» (Amasaetts 75). 4 Dal 1° gennaio 1547 all’8 maggio 1551 si spesero 121,554 ducati (vedi Fea, Notizie 35).