614 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 13 c. i poteri ecclesiastici. Nell’ottobre del 1547 quando furono costituiti i quattro teologi cattolici, i quali col confessore imperiale Soto dovevano discutere sul come contenersi in Germania relativamente alla religione fino alla decisione del concilio, Carlo aveva bensì fatto dichiarare, che il lavoro di questa commissione sarebbe poi presentato al papa,1 ma tal passo non fu fatto. Anche la preghiera espressa da Madruzzo e Mendoza, che Paolo III cooperasse a mezzo di incaricati al riordinamento delle cose religiose di Germania vagheggiato dall’imperatore, non era pensata cotanto seriamente.2 Veramente non era possibile eludere completamente il papa giacché solo a mezzo suo potevasi ottenere la collaborazione dei vescovi tedeschi all’attuazione delYInterim, ma a Paolo III non dovevasi concedere alcun influsso decisivo, quale pure in questa questione competeva al capo della Chiesa. Il continuo porre indietro il cardinal legato alla dieta, su ¡che ripetutamente egli si lagna nelle sue lettere,3 specialmente l’escluderlo da qualsiasi cognizione delle trattative concernenti la fissazione deW’Interivi, mostra chiaramente che anche un nuovo delegato, che Paolo III era disposto a mandare, non avrebbe potuto ottenere più d’una partecipazione formale.4 Del resto appena che Carlo V comunicò agli Stati il suo progetto, il cardinale Sfondrato espresse la sua meraviglia perchè nello stabilire un nuovo ordinamento religioso non fosse stato chiamato in campo alcun rappresentante del capo ¡della Chiesa.5 Lo stesso Carlo V sentiva parimenti il lato pericoloso della via presa colla sua « religione imperiale interina » e cercò quindi di liberarsi dalla responsabilità per la sua impresa appoggiandosi alla dieta, cooperando a determinarvelo anche la considerazione, che su un successo era da contarsi solo allora, che gli Stati venissero chiamati a collaborare attivamente nel negozio.6 Fu pertanto sommamente sgradito all’imperatore, che gli Eiettori ecclesiastici si rifiutassero ad accostare la decisione di questioni dogmatiche spettanti al tribunale del papa e del concilio. Ma anche molti protestanti avevano grandi difficoltà contro il piano del Habsburg, nei cui teologi spagnoli non avevano fiducia. In conseguenza Carlo V da ultimo si vide obbligato a formare egli stesso una commissione di 16 persone, che doveva trattare circa i mezzi di riunire i cristiani.7 Le discussioni ivi tenute procurarono una nuova delusione al capo dell’impero : per quanto egli avesse fatto 1 V. la lettera di Sfondrato del 25 ottobre 1547 in Nuntiaturberichte X, 16?>- 2 Beutel, 30. 3 Ofr. Druffel, Beiträge III, 63 s. 4 Giudizio dl Beutel (p. 30). 5 Lettera di Sfondrato del 16 gennaio 1548 in Nuntiaturberichte X, 238. 6 Wolf, Interim 51. 7 Beutel 45 ; Wolf 57 ; cfr. Venet. Dcpeschen II, 394-398.