Í primi Gesuiti in irlanda e in Francìà. 41? ai vescovi ed ai principi indigeni e confermarli nella fedeltà alla Chiesa, esortare gli ecclesiastici trascurati, riformare i conventi, spingere all’erezione di ginnasii, di monti di pietà e simili istituti di beneficenza, cercare uomini degni per offici ecclesiastici vacanti. Ignazio dal canto suo li esortò in particolare perchè nel trattare si adattassero il più possibile agli Irlandesi e si «facessero tutto a tutti » : qualora avessero da riscuotere ammende o simili tasse, facessero subito a mezzo di altri distribuire il denaro ai poveri del luogo o per scopi pii.1 Salmerón e Broet arrivarano con grandi stenti in Scozia, dove Gavin Dunbar, arcivescovo di Glasgow, e persone ragguardevoli li sconsigliarono caldamente dal proseguire iì viaggio, dicendo che nulla otterrebbero e che, data l’ostilità di Enrico Vili contro Roma, mettevano in giuoco la loro vita, ma essi decisero d’andare egualmente. Re Giacomo di Scozia, il padre di Maria Stuart, diede ai medesimi lettere per i grandi d’Irlanda e uno che li accompagnasse. Giunsero nell’isola nella quaresima del 1542, ma i principi irlandesi erano venuti completamente sotto il giogo di Enrico VIII, chè eccetto uno s’erano obbligati a riconoscere il re anche come capo spirituale ed a consegnare nelle sue mani inviati del papa. Buoni vescovi dovettero nascondersi; : conventi erano in massima parte desolati, il popolo molto bari-aro e diviso. «Non v’è più pietra sopra pietra», scrisse il Salmerón. Essi ascoltarono un buon numero di confessioni e impartirono indulgenze e altre grazie. Gli Inglesi cercavano d’acchiapparli e in nessun luogo offrivasi un rifugio: perciò, giusta le istruzioni avute, dopo un soggiorno di 34 giorni ritornarono in Italia per la via di Scozia.2 «Fallita secondo l’apparenza esteriore», dice un perito della storia ecclesiastica d’Irlanda,3 «questa prima missione dei Gesuiti in Irlanda doveva coH’andar del tempo portare copiosi frutti ». Anche in Francia gli inizi deH’Ordine furono molto poco appariscenti. Nel 1540 alcuni giovani furono da Ignazio mandati a Parigi per gli studii. Pian piano altri si unirono ad essi : nel 1548 ne abitavano diciotto insieme in una sezione del collegio dei Lombardi : essi avevano il loro superiore ed osservavano la disciplina dell’Or-dine: però solo d’alcuni sapevasi che appartenevano alla Compa- 1 Le istruzioni d’Ignazào in Mon. Ignat. Ser. I, I, 174-181, 727-731. 2 Salmeron ad Ignazio da Edinburgh 2 febbraio e 9 aprile 1542; Salme-ron e Broet al cardinal Cervini dia Edinburgh 9 aprile 1542 (Epistolae P. A. Sal-mfboxis I, 2-9 ; 11-13 ; Epistolae P. Pasch. Bboeti 23-31) ; Edm. Hogan, Iberniti 1cnntiana I, Dubiinii 1880, 2-7. 3 Bellesheim, Irland II, 82. Anche Richard Watson Dixon (History of ,,le Church of England from the abolition of the Roman Jurisdiction III, Lon.- 1 l)n, 1902, 421), che espone questa missione dal punto di vista anglicano, ammette che fu ««sebbene senza successo», tuttavia «non senza frutto». Pastor, Storia dei Papi, V. 27