502 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 9. relazioni tra i due capi della cristianità lasciarono in seguito molto a desiderare. Il recesso della dieta di Worms del 4 agosto 1545, che ignorava completamente il concilio'e il papa e prometteva una conferenza di religione, a dispetto delle assicurazioni tranquillanti di Andelot e Vega rimase come per l’addietro «oggetto di diffidenza e preoccupazione » per i pontifici.1 A ciò s’aggiunse il diverso punto di vista nella questione del concilio. Esso venne chiaramente in luce quando Juan de Vega giustificò presso il papa la deliberazione chiedendo insieme, che il concilio rimanesse chiuso tutto il settembre e che poi anche dopo l’apertura non emanasse decisioni dogmatiche, ma s’occupasse soltanto di cose disciplinari,2 dopo di che Paolo III mise in campo la questione che da lungo tempo l’occupava della transazione del concilio.3 Poiché gli inviati dichiararono di non avere poteri per trattare della cosa, allo scopo di chiarirla insieme alle intenzioni dell’imperatore quanto alla guerra contro i protestanti, venne mandato nunzio straordinario alla corte imperiale Girolamo Dandino vescovo di Caserta.4 Secondo la sua istruzione in data 13 settembre 1545,5 egli in nome di Paolo III doveva proporre a Carlo V, che il concilio non venisse ulteriormente differito come bramava l’imperatore in vista dei suoi progetti guerreschi, ma che 10 si aprisse fra poco trasferendolo però da Trento mal adatto, a un luogo più comodo ¡per tutte le nazioni come per il papa e l’imperatore : contro ai motivi favorevoli alla traslazione in Italia non stare più la considerazione, che per la scelta di Trento fu decisivo 11 riguardo speciale ai Tedeschi e ciò per la ragione che i protestanti 1 Ibid. 44-45. 2 Riferisce in proposito ai legati il Farnese addì 26 agosto 1545 (Druffei.-Brandt 180 s. ; cfr. Pat.t.avioini liti. 5, c. 15. n. 2). 3 Anclie a Trento, dove per la i>erseverante incertezza se e (pianilo verrebbe aperto il concilio s’era in una condizione disagiata, fu discussa hi questione della traslazione. Già ai 7 di giugno i legati conciliari in pareri loro richiesti sulla questione del concilio scrivono a Farnese anche intorno all’eventuale traslazione osservando, che essa, qualora venisse in discussione, dovrebbe prima esaminarsi coirimijeratore (Nuntiaturberichte Vili, 194. 195). Ripetutamente Pietro Bertano, vescovo di Fano, espone al Farnese la sua veduta, che il concilio debba trasferirsi in luogo gradito al papa : Trento, f! luglio 1545 (ibid. 640 ss.), 12 luglio (Etises IV, 427, n. 1) e ancora 5 ottobre 1545 (Nuntiaturberichte VIII, 648 sis.). Il 13/14 luglio Farnese mandò ai legati un invito a scrivere la loro opinione su un’enventuale traslazione (Druf-fel-Brandi 153). A mezzo di Lodovico Beccadelli i legati fecero nell’agosto proposte al papa e al cardinale Farnese circa la questione (l’istruzione ]>er Beccadelli del 13 agosto presso Drtjffel-Brandi 171 ss.). Addì 14 luglio il cardinale di Trento disse da Bressanone ai legati della sua idea di ottenere la traslazione dal papa a mezzo dell’imperatore. * Sull’invio del Dandino cfr. Nuntiaturberichte Vili, 314 ss. ; Ehses IV ■J30, n. 1 ; Pieper 145. s Presso Ehses IV, 430-432.