Morone ad Hagenau. 259 recare somimo pericolo e perturbazione alle trattative. Alla domanda di Ferdinando, se il nuovo legato avesse p'ieni poteri per concordare i punti controversi in materia di religione, Morone rispose di no e aggiunse : anche se un angelo venisse mandato dal cielo, egli non potrebbe portare con sè simile mandato : (il papa del resto converrà in tutte le cose lecite, ove glielo si chieda.1 Fino d’allora il Morone esternò il parere, che la dieta non porterebbe che maggior disordine e, come simili per l’addietro, ulteriori passaggi al luteranesimo. In vista di tali pericoli egli nella sua duplice qualità di nunzio presso re Ferdinando e di consigliere dei cattolici mise in opera tutto onde impedire un maggior danneggiamento della causa cattolica e in particolare esortò con severe parole lo Stadion vescovo di Augsburg, messosi apertamente a patrocinare (il calice per i laici, il matrimonio dei preti e la liturgia tedesca, perchè soltanto tcoll’approvazione del papa consentisse a cambiamenti sul terreno religioso.2 Dopo che nel frattempo era comparso un certo numero di principi, fra i quali l’elettore Luigi del Palatinato, Ferdinando ai 12 di giugno aprì l’adunanza con una proposta, sulla quale il Morone elevò lagnanzla perchè, contro l’assicurazione data dal Granvella, la Santa Sede non era in essa ricordata con ama sola parola. Quest’omissione al pari del contegno della maggior parte dei principi cattolici, in ispecie anche degli ecclesiastici, tra cui formavano eccezione solamente il zelante vescovo di Vienna, Fabri, e Madruzzo di Trento, non lasciava aspettare niente di buono dalla riunione. Manifestamente una gran parte degli Stati, all’esterno derenti ancora all’antica fede, inclinava a comprare un accordo coi protestanti sacrificando a mezzo di concessioni il punto di vista attolico. Per questa via, giudicava il Morone, la Germania diverrà >ensì concorde, ma luterana.3 Speciale preoccupazione procurò al nunzio l’elettore Luigi, i cui consiglieri erano quasi tutti protestanti e che, non ostante il vizio del bere, godeva somma autorità tra i principi. Luigi lavorava apertamente contro la lega cattolica, mentre i vescovi vili facevano dipendere il loro accesso da quello degli Elettori ecclesiastici. I duchi di Baviera e Brunswick non volevano in genere conferenze di religione, e in questo senso lavorava anche il Morone. Che se in lui davano la spinta unicamente motivi religiosi, la Ba- 1 Morone a Farnese addì 2 giugno 1540 presso Laemmes, Mon. Vulic. 209-273. 2 Relazione a Farnese dell’8 gnigno 1540 presso Dittrich, Morone 138 s. e in Nuntiaturberichte. V, 425 s. Su Stadion v. anche la relazione del 2 giugno Presso Laemmeb 272 e Quellen und Forschungen IX, 150. 3 Relazione a Farnese del 15 giugno 1540 presso Laemmeb 275s.; <-fr. ibid. 284