Michelangelo al servizio del papa - A. da Saxigallo e B. Peruzzi. 705 tore e pittore del Palazzo Vaticano e gli assegnò per l’esecuzione del Giudizio universale uno stipendio a vita di 1200 ducati.1 Il \laestro, che, come dice il breve, colla eccellenza delle sue virtù non solo raggiungeva, ma superava gli antichi, non doveva indi n poi venire impedito da alcun’altra obbligazione dal servire il apo della Chiesa. Un motuproprio del 17 novembre 1536 assolveva Michelangelo da ogni colpa, negligenza o pena di fronte agli eredi di Giulio II per la ragione che, come un tempo per Clemente VII, così ora era stato costretto a lavorare per Paolo III ed a terminare il Giudizio universale.2 Insieme a questa poderosa opera il Maestro ebbe in breve altri incarichi. Merita ogni lode che Paolo III ciò acendo comprimesse il suo fortemente pronunciato amore per la amiglia: venne bensì continuata, ma la costruzione del palazzo ’arnese passò in seconda linea a petto delle grandi imprese a vantaggio della città e della Chiesa.8 Per i nuovi grandi incarichi datigli, Michelangelo brillava alla testa non solo dei pittori, ma degli architetti altresì. Tra gli architetti numerosi oltre modo, che Paolo III occupò,4 due soli ve n’erano, che potevano disputare il primato con Michelangelo: Antonio da Sangallo e Baldassare Peruzzi. Quest’ultimo, già otto Leone X e Clemente VII impiegato come architetto alla rico-"ruzione della chiesa di S. Pietro,5 fin dal 1° dicembre 1534 venne confermato in quell’onorifico officio, venendone raddoppiato l'onorario annuo di 150 ducati d’oro.6 La suprema direzione dei lavori alla basilica del principe degli apostoli rimase nelle mani di Antonio da Sangallo, al quale dopo la morte di Raffaello Leone X 1 II breve, pubblicato la prima volta da Cancetìieri (Descriz. delle cap-ì ''ile pontif., Roma 1790, 82is1.), è ottimamente edito da Pogatscher presso SvniNMANN II, 742 s. secando la minuta dell’ Archivio segreto ponti-£ à ciò; ivi anche il secondo breve del 1° settembre 1535 circa la concessione