Ostilità contro i Gesuiti in Ispagna (M. Cano). 413 l’università, che uno dei mali della cristianità sta nella poca circospezione dei prelati, i quali per piacere a pie persone approvano Ordini nuovi e rilassati : si tratta di religiosi, che qui girano per le strade come tutti gli altri uomini, sono Ordini fannulloni : in essi ci si abbandona all’ozio, non si dà opera a castigare il corpo, si procura la facoltà di recitare il breviario romano corto ». Quattordici dì dopo Cano diceva : « all’ultimo giudizio precederanno segni : tra essi compariranno ipocriti, verranno rivelazioni di Alumbrados ed esercizi e coloro che al presente sono reputati santi saranno maledetti e andranno all’inferno».1 Cano non faceva il nome dei Gesuiti, ma ognuno sapeva che si riferiva ad essi, i quali a Salamanca venivano segnati a dito, mentre passava per infame chi trattava con loro. Da principio i perseguitati attesero per un po’ di tempo in calma, poi cercarono di illuminare a quattr’occhi quell’uomo e di fargli mutar sentimento. Non avendo ciò approdato, Ignazio pensò a più energica difesa. Dietro sua sollecitazione nel dicembre del 1548 Francesco Romeo, generale dei Predicatori, emanò da Roma una lettera circolare a tutti i suoi frati, nella quale dichiarava che « la Compagnia di Gesù era approvata dal papa e colle sue fatiche ed esempii di virtù produceva del bene in quantità straordinaria : egli pertanto in virtù di santa obbedienza proibiva a tutti di attaccare pubblicamente o in privato il nuovo Ordine: ne considerassero invece i membri come commilitoni nella guerra spirituale, li proteggessero e li aiutassero».2 Già un po’ prima papa Paolo III dietro preghiera del cardinal Mendoza aveva fatto spedire ai vescovi di Cuenca e di Salamanca una lettera, in cui si lagnava amaramente perchè uomini cattivi a Salamanca e in alcuni altri luoghi di Spagna denigrassero in prediche, lezioni e discorsi confidenziali la Compagnia di Gesù e i suoi membri, rubando così ai medesimi la fiducia presso il popolo e scalzandone l’attività; il papa quindi costituiva i due vescovi patroni dell’Or-dine dando loro tutte le necessarie facoltà.3 Ora per un certo tempo Cano si tacque. L’umore ostile contro i Gesuiti cominciò a scemare in Salamanca. Insieme alle prediche quaresimali di Estrada e allo zelo, con cui il suo collega Miguel Torres curavasi dei prigionieri e dei condannati a morte, questo cambiamento venne prodotto specialmente dalla difesa composta per i Gesuiti da un confratello del Cano, il sputatissimo domenicano Juan de Peña. Anche il venerabile Luigi di Granada, grande come maestro della lingua spa- 1 Cartas de S. Ignudo II, 485-489 ; Epìst. mistae I, 491-492 ; Ignazio a J. de Avila e a M. Torres 24 e 2G gennaio 1549 (Mon. Ignat. Ser. I, II, 319-320, 331) ; Astrain I, 321-333. 2 La lettera è stampata in Cartas de S. Ipnacio II, 492-494. 3 La lettera è pubblicata in Cartas de 8. Ipnacio II, 480-484,