4 Paolo III. 1534-1549. Introduzione. riforma nel capo e nelle membra desiderata da tutti i buoni, intervenisse la catastrofe d’importanza mondiale, la quale strappò dal centro dell’unità ecclesiastica dapprima una grande porzione di Germania, poi in progresso di teimpo un buon terzo d’Europa, già daii contemporanei fu considerato siccome un castigo di Dio, la cui longanimità era esaurita. Il clero e l’episcopato fattisi mondani, il papato mondano, dovevano venir puniti ed essere purificati ed affinati da puro travaglio. Insieme coi pastori pagarono il fio i popoli. L’Europa perdette il suo patrimonio più prezioso, l’unità della fede. In luogo dell’una Chiesa cattolica mondiale sorse su base territoriale o nazionale un multicolore garbuglio di piccole o grandi comunità religiose, alla loro volta non di rado divise e scisse in se stesse, con nuove dottrine, nuove costituzioni, nuove forme di culto. Queste chiese territoriali, per popoli o nazionali, s’accordavano unicamente nel rigettare il primato del papa e nel rimettere al beneplacito dell’autorità c/ivile, magistrati cittadini, principi e re, la determinazione di ciò che v’ha di più alto e di più santo nell’uomo, del suo rapporto con Dio. Fu una scossa senz’eguali, che investì anche le condizioni sociali ed economiche, la scienza e l’arte, per la ragione, che tutto ciò era venuto crescendo su, strettamente unito coll’antica Chiesa. Solo poche istituzioni ecclesiastiche dell’età precedente rimasero non tocche da questa violenta rottura col passato. Quanto per quindici secoli a partire dagli apostoli era stato per milioni il conforto e pace suprema in vita e in morte, quanto innumerevoli martiri e santi avevano sigillato con eroici sacrifici e persino col loro sangue, ciò che i più geniali artisti, poeti e dotti avevano celebrato e glorificato con opere immortali — tutto ciò ora venne spregiato e distrutto siccome opera d’uomo e inganno diabolico. Con zelo di passione tutte le armi che l’età moderna offriva furono poste in opera contro le dottrine e istituzioni dell'antica Chiesa e di suo centro, la Sede apostolica, che anche sotto il rispetto della cultura aveva tanto beneficato i popoli. Un’immensa fiumana diffamatoria in centinaia e migliaia di libelli e caricature si riversò su ecclesiastici e laici, su dotti e ignoranti. Da questo lato i capi dell’innovazione religiosa svolsero un’attività quasi sovrumana: Lutero principalmente non riusciva ad operare sì da esserne soddisfatto nella guerra contro la Chiesa dei suoi padri: «Cari amici», scriveva egli per l’anno nuovo del 1526, « ricominciamo a scrivere, poetare, rimare, dipingere : sia infelice colui, che in questo è pigro, poiché il papato è ben lungi dall’essere biasimato, descritto, cantato, messo in poesia, dipinto malamente quanto basti». Sebbene sanguinante da mille ferite e deplorante la perdita di membra nobilissime d’una gran parte di Germania e della Svizzera, dei regni scandinavi e dell’Inghilterra, l’antica Chiesa rimase tut-