tlibellione di Perugia (1540). 217 per le conseguenze delle discordie cittadine.1 Egli pertanto si sentì doppiamente offeso quando i Perugini, appellandosi a un privilegio d’Eugenio IV del 1431, rifiutarono di pagare l’imposta del sale.2 Inutilmente il cardinale Iacobazzi, legato di Perugia dall’aprile 1539, cercò d’interporsi per un amichevole componimento. Allorquando, ai 7 di febbraio del 1540, un nuovo breve pontificio minacciante le più gravi pene venne ad esigere il pagamento del nuovo balzello,3 Perugia inalzò il vessillo della ribellione, rispondendovi Paolo III nel marzo con lanciare l’interdetto.4 Il vicelegato Mario Aligeri, dal quale i Perugini pretendevano la consegna dell’artiglieria e le chiavi delle porte, abbandonò ai ribelli la città, che aspettava aiuto dal di fuori. A tale scopo si allacciarono trattative con Ascan:o Colonna, Cosimo de’ Medici, Siena, Orvieto, Spoleto e 'alcune città della Romagna.5 Se, come narra il vicelegato Aligeri, si far¿sse persino il progetto di mettersi in lega coi luterani, va lasciato indeciso.0 Quale eccitazione regnasse tra gli abitanti di Perugia, lo diedero a vedere i fatti dell’8 a-prile, che ricordano gli avvenimenti di Firenze sotto il Savonarola. In quel dì si tenine una grande processione, alla quale parteciparono i priori, tutte le confraternite e una grande quantità di popolo, astenendosene a causa dell’interdetto i religiosi. Da S. Domenico la processione portossi per la via principale alla cattedrale di S. Lorenzo : si fece alto alla porta e allora il cancelliere della oittà Mario Pofliani rivolse un discorso a un Crocifisso là eretto e invocò aiuto dal Salvatore presentandogli le chiavi della città. Poi da quella moltitudine di popolo risuonò tre volte di grido di Misericordia!7 Anche all’ultima ora il mite cardinale Iacobazzi tentò di ottenere una spiegazione tra il papa1 e Perugia essendo ancor possibile, e senza svantaggio per la città, un accordo,8 ma la commissione dei 25 «difensori della giustizia», che s.’era impadronita del governo della città, vietò qualsiasi risposta.9 I 25 s’arrogarono tutti i poteri e fecero coniare monete colla scritta : « Perugia, città di Cristo». Questa consacrazione non impedì al governo di spogliare le chiese dei loro tesori d’argento.10 1 Vedi Reumont, V. Colonna 181. 2 Ofr. Arch. stor. Ital. XVI 2, 410, 627; Rài.an VI, 337. 3 * Min. brev. Arni. 41, t. 16, n. 92. Archivio segreto pontificio. 4 Vedi Bontempi 377 e Fabretti II, 87 s., 189. Cfr. dii * breve a Joh. Gasp, irgulus del 30 marzo 1540. Arni. /,/, t. 16, n. 229. Archivio segreto Pontificio. 6 Cfr. Affò 36 s. ; Tordi 515 e Fumi, Ragguaglio 10 s. « Cfr. Fumi loc. Oiit. 5, 13. 7 Ofr. Bontempi 378 ; Frohiere 456 s. ; Fabretti II, 88, 124, 189. 8 Vedi Bontempi 381 ; Reumont III 2, 484. 8 Vedi Fbolliere 426 s. 10 Ofr. Vermiglio!.!, Della zecca e delle monete Perugine, Perugia 1816/;