Paolo III. 1534-1549. Capitolo 11. guerresca, vale a dire la Francia, che nel progetto del trattato era fissato a un mezz’anno dopo la fine della campagna. Con questo giro pertanto Carlo V sperava di raggiungere ciò, a cui per anni aveva invano mirato, cioè un’alleanza duratura col papa contro i Francesi. Adesso rifece poi capolino anche l’antico desiderio che venisse elevato da 200 a 300,000 ducati l’aiuto in denaro. Altre richieste riguardavano il consenso del papa alla riscossione di metà delle entrate ecclesiastiche nei Paesi Bassi, la sollecitazione agli Stati cattolici dell’impero, specialmente ai vescovi, di dare efficace aiuto, il pagamento del soccorso in danaro non ad Augsburg e Venezia, ma a Ratisbona e Trento. Finalmente al negoziatore, cardinale Madruzzo, dovevasi conferire insieme al cardinal Farnese la dignità di legato per la guerra.1 Al principio di giugno tutto questo era stabilito, ma passò ancora una buona settimana prima che s’arrivasse alla firma del patto. Causa di questa nuova ed ultima dilazione fu che le trattative con Baviera si trascinarono in lungo più di quanto Carlo si fosse aspettato. Il tirare dalla sua questa potenza pareva all’imperatore una condizione preliminare indispensabile per la riuscita della grande impresa, poiché solo ciò assicuravagli la base d’operazione nell’impero, la piazza d’armi e la dispensa della guerra. -Ai 7 di giugno 1546 venne finalmente a capo un patto tenuto rigorosamente segreto tra Carlo V, Ferdinando I e Guglielmo duca di Baviera. Quest’ultimo obbligavasi a pagare 10,000 fiorini d’oro, a mettere a disposizione una gran parte della sua artiglieria insieme alla munizione, ed a mantenere a prezzo moderato le truppe imperiali nel suo paese.3 Lo stesso dì, in cui fu conclusa questa convenzione, l’imperatore chiamò a sè il nunzio pontificio Verallo ed esortandolo alla più grande discrezione iniziollo al segreto delle sue stipulazioni con Baviera e Madruzzo, dichiarandosi pronto ad effettuare il trattato col papa. Alla presenza di Verallo l’imperatore pose la sua firma sotto il documento, che recava la data del 6 giugno4 ed aveva il seguente tenore: Poiché per sua somma disgrazia la Germania da molti anni, con pericolo della sua ruina, è perturbata da eresie e sono rimasti senza effetto tutti i rimedii, ultimamente s’è riunito a Trento un concilio ecumenico, di cui i protestanti e gli Schmal-kaldici rifiutavansi d’accettare le decisioni. Per ciò ad onore di Dio 1 V. Nnntìaturberichte IX, ix-x. 2 Vedi Riezler, Gesch. Bayerns IV, 342. s Riezler, Gesch. Bayerns IV, 339 s. i V. la lettera di Verallo del 7 giugno 1546 e quella del cardinale Truchsess del 9 giugno, ambedue a Farnese, stampate in NWitiaturberichte IX, 65 s., 71. s. L’originale del patto firmato da Carlo V si conserva (cfr. Zeì-tschr. für Kir-chengesfìh. IX, 135) nell’A re h ivi o segreto pontificio (Nunz. di Germania sotto Paolo ITI, voi. 3).