Carlo Y contro la traslazione del concilio. 579 il ritorno, la cosa gli sarebbe tanto più gradita perchè così si compirebbe il desiderio dell’imperatore. Frattanto essere necessario che prima il concilio si radunasse al completo in quelluogo, al quale era stato legittimamente trasferito. Carilo V permetta quindi che anche i vescovi rimasti a Trento si rechino a Bologna, ciò che avrebbe altresì il vantaggio, ch’essi colle ragioni offerte dall’imperatore potrebbero poi tanto più facilmente indurre gli altri padri a ritornare a Trento. 1L0 stare a Bologna non potere in alcuna guisa apparire sospetto, giacché anzi parecchi concilii erano stati tenuti in Roma stessa. Oltracciò Bologna essere circondata da territorii, i cui principi erano conosciuti siccome i più fedeli aderenti dell’imperatore. Quella grande città poi offrire anche altrimenti tutte le condizioni necessarie per tenere una simile assemblea, come pure giacere in posizione sommamente acconcia per un eventuale incontro tra il papa e l’imperatore. Per ciò che riguardava finalmente la sicurezza, che Carlo V si considerava obbligato di garantire al concilio, potersene parlare solo se lo richiedesse il bisogno, di che al presente non era il caso. Del resto, aggiunse Paolo III, se l’imperatore si considera il figlio primogenito della Chiesa, io come papa, sebbene indegno, sono il capo della medesima.1 La sostanza di queste dichiarazioni ripetè Verallo in un’udienza che Carlo V gli concesse a Plauen il 14 aprile 1547. L’imperatore, ch’era stato sofferente durante tutto l’inverno, aveva avuto per lungo tempo l’intenzione di affidare lo schiacciamento dell’elettore sàssone Giovanni Federico a suo fratello Ferdinando e al marchese Alberto di Kulmbach, pensando egli stesso di recarsi a Francoforte sul Meno per avanzare di là contro Filippo dAssia.2 La notizia che Giovanni Federico ai 2 di marzo era riuscito a far prigione il marchese Alberto a Rochlitz e il fatto che Ferdinando I era minacciato dagli utraquisti boemi determinarono Carlo a cambiare il suo progetto.3 Contro il consiglio dei suoi medici egli prese la risoluzione di accorrere con tutta la sua armata il più rapidamente possibile in aiuto del fratello e del duca Maurizio per dirigere personalmente un colpo decisivo contro Giovanni Federico e già ai 13 d’aprile passava il confine sàssone pernottando la prima notte in Adori, la seconda a Plauen. L’udienza, che colà gli toccò di avere fu tale da diventarne quasi insostenibile la posizione di Verallo. «Mai io crederò», dichiarò Carlo interrompendo le spiegazioni del nunzio, « che la traslazione del concilio sia avvenuta senza che il papa ne sapesse, giacché 1 V. la relazione di Farnese del 5 aprile 1547 (N untiatur bericht e IX, 531 s. ; ivi anche la relazione dell’inviato ferrarese) e quella di Vega del 26 marzo <•»47 presso Maynier 516, n. 1. 2 Vedi Mattrenbrecher 54 * s. e Ranke, Deutsche Gesch. IVe, 369. 3 Commentaires 179. Sulla minaccia per Ferdinando I vedi Huber IV, 125 s.