566 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 12. situazione pareva tanto più pericolosa a Paolo III perchè egli non poteva contare sicuramente nè su Francia nè su Venezia. In queste circostanze egli concepì un singolare progetto, pel quale sperava di sottrarsi al dare l’assenso, sempre più pressantemente richiesto dall’imperatore, alla grande secolarizzazione: speciali cardinali legati, lo Sfondrato e il Capodiferro, dovevano invitare Carlo V e Francesco I ad approfittare dell’occasione offerta dalla morte di Enrico VIII (27-28 giugno ¡1547) per accingersi a far ritornare l’Inghilterra alla Chiesa.1 Allorquando (11 di marzo del 1547) Verallo a Nordlingen comunicò aH’imperatore questo progetto, Carlo V colse avidamente la palla al balzo onde esprimere di nuovo la sua ira per la condotta di Paolo III. Per amore del papa, che mi ha così infamemente trattato in questa guerra, esclamò egli, non prenderò le armi ¡neanche contro il più volgare birbante, taccio poi contro l’Inghilterra. Quanto al piano di secolarizzazione, soltanto la considerazione, che frutterebbe un lieve provento, trattenerlo daireseguirlo. Anche Ferdinando il cattolico, ch’era stato più cattolico di Paolo III, avere pure agito così. In genere poi per il futuro egli non terrebbe in pregio più che san Pietro, ma non papa Paolo. Alla guerra contro i protestanti, tut-t’altro che decisa, moverebbe prossimamente : sperare, quantunque ciò rincrescerebbe al papa, di condurla a buon fine. E poiché Paolo III gli negava altro aiuto, egli metterebbe 'nella prima linea di battaglia il nunzio e il legato annunciato perchè dessero buon esempio agli altri e si vedesse che cosa riuscivano a fare colle loro benedizioni.2 Quando le cose erano giunte così avanti, nello stesso giorno 11 di marzo, in cui Verallo dovette subire tanti insulti e beffe per sè e per il papa, arrivò del tutto inaspettato un avvenimento, che acuì ancor più il profondo contrasto tra Carlo V e Paolo III, la traslazione cioè del concilio di Trento a Bologna. Questo malaugurato provvedimento venne assai inatteso, perchè durante l’inverno 1546/47 il sinodo aveva svolto un’attività abbastanza feconda. Allorché, nel ritorno dalla sua legazione tedesca, giunse a Trento il 14 novembre 1546, il cardinale Farnese vi si adoperò a comporre il contrasto degli interessi pontifici e imperiali nel negozio del concilio e in realtà il nepote riuscì a conquistare in favore della sospensione del sinodo, non solamente il cardinale Madruzzo, ma anche il Mendoza, l’ambasciatore di Carlo.3 Per questa via 1 Ofr. Maynier 456 ; Druffel loc. cit. 312 ss. ; Pieper 130 s. ; Friedekh-f.itrg in Nuntiaturberichte IX, lii, 493-494; X, xxm. 2 Sull’udienza del Verallo a Nordlingen v. colla sua lettera dell’ll marzo 1547 (Nuntiaturberichte IX, 511 s.) le comunicazioni di Carlo V a Mendoza presso Maurenbrecher 102* ss. e Maynier 457 s. ; cfr. inoltre Venet. Depeschen II, 191, n. 2, 195 ss., 203. 3 Massarelli Diarium III, cd. Merki.e I, 385 s. V. anche Pallavicini lib. 8, c. 16 e Nuntiaturberichte IX, 340 fi.