Paolo III. 1534-1549. Capitolo 15 c. magnifici : tutti danno in maniera egregia i caratteristici tratti del papa. Le rappresentazioni dei rovesci e le iscrizioni fanno scorrere dinanzi agli occhi dell’osservatore tutta la storia del papa Farnese.1 Maestri di prim’ordine stettero allora impiegati nella zecca pontificia. Benvenuto Celimi fabbricò per Paolo III un pezzo d’oro coll’arma dei Farnese e una figura riccamente e degnamente panneggiata di san Paolo nel rovescio. Qui vanno fatti inoltre i nomi di Giacomo Balducci, Lodovico de Capitaneis, Alessandro Cesati, detto il Grechetto, Giovanni Giacomo Bonzagni, Pietro Paolo Galeotto e Leone Leoni.2 Quest’ultimo era un uomo affatto dell’indole di Benvenuto Celimi, al quale ultimo andò da principio molto bene sotto il papa Farnese, ma più tardi tanto peggio perchè venne in discordia con Pier Luigi Farnese. La carcerazione del Cellini a Castel S. Angelo nell’ottobre del 1588 sotto l’incolpazione di avere sottratto al tempo di Clemente VII gioielli del tesoro pontificio per il valore di 80,000 ducati, il suo ardito tentativo di fuga fallito all’ultimo momento, la terribile prigionia nell’infima segreta del Castello, finalmente la sua liberazione nel novembre del 1539 ottenuta dal cardinale Ippolito d’Este e da Francesco I, le sono tutte cose troppo note dalla autobiografia dell’artista, perchè occorra tornarle a descrivere in questo luogo.3 Come Cellini, dovette lasciar Roma anche il suo nemico Leone Leoni, che gli avrebbe salvato contro volontà la vita. A causa di un oltraggio cruento fatto tal gioielliere pontificio Pellegrino di Leuti, il Leoni venne condannato a perdere la mano destra, rimanendo però liberato dalla pena per ¡l'intervento di alti protettori, e colpito invece colla condanna alla galera, dalla quale dopo un anno lo liberò l’intercessione di Andrea Doria. Dopo ciò Leoni entrò al servizio della zecca di Milano.4 Alessandro Cesati, celebratissimo anche come intagliatore di gemme, era venuto la, mezzo di Annibai Caro nella casa e al servizio del cardinale Alessandro Farnese, mediante il quale ottenne il posto di « mastro delle stampe » nella zecca romana. Egli servì 1 Cfr. le riproduzioni in Oiaconius III, 555. 2 Vedi Müntz, L’atelier monéta-ire de Rome, Paris 1884, 37 s. ; Goni, Archivio I, 95 s., 110 s., 113 s.; cfr. Atti Mod. II, 254 s., Ill, 9 s.; IV, 1 ss. ; VI. I s., 202 s.; Bf.rtolotti, Artisti Lomlt. I, 282 s.. 301s. ,305 s., 316 s.; Artisti Mod. 69s.; Armand I, 149, 165s., 171s., 223s.; II, 166s., 296. Sullo «Scudo d'oro» del Cellini v. anche Pi.ok 199; Castellani, Lo scudo d'oro di Paolo Ili-conio di Lì. Cellini, London 1903; Vitalini in Riv. ital. di numismat. 1907. s Cellini, Vita, ed. Bacci 142 s., 197 ss. ; Plon, Cellini, 28 ss. ; Bebtolotti in Arch. stor. Lonvb. II (1875), 121 s. e Artisti Lomb. I, 253s.; Gori. Archivio I, 101 s., 109; Benigni, Misceli. V, 166 s. Sulla data della liberazione vedi Casanova in Misceli, fiorent. d’erudie. e di storia II, 22 s. * Vedi Vasari VII, 535 s.; Bektolotti, Artisti Lomb. I, 298 s. ; Müntz, L’atelier monét. 41 g. ; Plon, L. Leoni, Paris 1887; Jahrbuch der KunstsammI. der östorr. Kaiserhauses V, 68 s. ; XIII, 55 s.