Paolo III. 1534-1549. Capitolo 13 c. ticoli si esprimesse sì equivocamente che ogni partito poteva interpretare a suo proprio favore quanto vi si diceva. Dovevano rimanere le cerimonie nei sacramenti. In ogni città e chiesa, che avesse preti proprii, dovevansi dire due Messe al giorno e nei villaggi una nei giorni di grande solennità. Rimarranno nelle chiese gli altari, gli abiti sacerdotali, i vasi, i vessilli, le croci, i ceri, le immagini e pitture. Si continuerà inoltre a celebrare le feste più ragguardevoli, tra cui il Corpus Domini, quella della B. V., degli Apostoli e dei Santi, Ognissanti e ile feste patronali delle singole chiese, si conserveranno il venerdì e sabato santo e insieme si manterranno i soliti digiuni della Chiesa. Onde facilitare il passaggio all’antica Chiesa, che VInterim. doveva produrre tra i protestanti, venivano fatte due importanti concessioni ai nuovi credenti : il matrimonio dei preti e la comunione sotto ambe le specie, però solo provvisoriamente fino alla decisione del concilio ecumenico. Tacitamente veniva riconosciuto anche il possesso dei beni ecclesiastici incamerati. Per avviare l’accettazione ufficiale de\V Interim, che era completo ai 12 di marzo 15481 l’imperatore allacciò trattative private coi singoli Stati, guadagnando facilmente gli Elettori del Palatinato e di Brandenburg, l’ultimo dei quali fin dal principio aveva cercato di assumere una posizione media tra l’antica e la nuova dottrina. Più difficili si svolsero i negoziati con Maurizio di Sassonia, sebbene soltanto ai 24 di febbraio costui fosse stato investito della dignità di principe Elettore tolta a Giovanni Federico fatto prigione. Quanto a sè Maurizio si dichiarò bensì pronto ad accettare una deliberazione unanime della dieta, ma si rifiutò a obbligazioni vincolanti senza essersi prima accordato coi suoi teologi e cogli Stati del suo paese, potendo in ciò fare appellarsi al fatto1, che sciente o volente l’imperatore egli prima della guerra Schmalkaldica aveva dato assicurazioni tranquillanti ai suoi sudditi circa il mantenimento della loro religione. Con tutte le esortazioni Carlo non ottenne che uno zoppicante compromesso, nel quale lo scaltro Maurizio salvava la sua indipendenza. L’altro alleato protestante deirimperatore, il marchese Hans di Brandenburg-Kiistrin, oppose come il rappresentante di Strassburgo costante resistenza a tutte le esortazioni perchè accettasse l’Interim. Le città di Norimberga, Ulm ed Augsburg si addimostrarono invece condiscendenti.2 Il piano di Carlo V incontrò opposizione oltremodo violenta presso gli Stati cattolici. Ecclesiastici e laici non intendevano di acconsentire che l’imperatore fosse anche solo temporaneamente 1 Questa data finora sconosciuta risulta da una lettera dà Billick (vedi ”0' ST1NA 98). 2 Ofr. lì.anice V“, 32 s. ; VI2, 264 s., 276 s. ; Pastor, Reunionsbestrebunffen 370 s. e specialmente Wolf 66 s.