La questione del concilio al principio del 1535. 31 Come il Vergerio, così anche i rappresentanti di Carlo V e di Ferdinando I lavorarono zelantemente per una rapida decisione nella questione da tanto tempo pendente del concilio. Amendue temevano, specialmente dopo l’elevazione al cardinalato dei. suoi due giovani nepoti avvenuta nel dicembre, che il papa tornasse a intiepidirsi e perciò i diplomatici degli Habsburg non si stancavano di fare rimostranze: già essere stati inutilmente tentati da Clemente VII tutti gli altri mezzi, rimanere soltanto la più celere indizione del concilio, in caso diverso l’intera Germania andrebbe perduta per la Santa Sede. Il 13 gennaio 1535 Sanchez, rappresentante di Ferdinando I, tornò con tutta l’urgenza ad esortare il papa perchè chiudesse le orecchie al canto fatale delle sirene, che consigliavano di rimandare l’affare del concilio : doversi subito applicare l’unico rimedio per spegnere l'incendio già sì largamente dilatato. Fin da domattina, rispose Paolo III fattosi sempre più meditabondo, fino da domattina si farà un passo decisivo.1 In realtà addì 14 gennaio 1535 ebbe luogo una riunione generale dei cardinali ed il 15 un concistoro, nei quali il papa fece risaltare calorosiissimamente la necessità di prossima indizione e attuazione del concilio. Nella discussione si vide che la parte di gran lunga maggiore dei cardinali non ne voleva sapere. Quanto alla richiesta previa del consenso dei principi, su che solamente i cardinali vennero interrogati, le opinioni furono molto diverse. Mentre alcuni ritenevano la cosa non necessaria, la maggioranza vi insistette allo scopo, come sospettò l’inviato di Ferdinando I, di differire il temuto concilio. Paolo III propose una via di mezzo: per il tramite di nunzi i principi dovevano venire informati della decisione del papa di tenere il concilio. E così fu deciso.2 I porporati mondani sapevano bene, che cosa avevano da temere da un concilio. Caratteristico per le idee, che dominavano in questi circoli, è un colloquio avuto allora dal Vergerio con uno dei cardinali più altolocati. Allorché egli stesso portò il discorso sul cattivo stato delle cose in Germania, gli toccò di sentire queste parole : ciò appunto vogliamo noi Romani : poiché fin dal principio i principi sono stati così negligenti, ora hanno ciò che desideravano. Alla domanda che costituiva tutta un’accusa, se si facesse sì poco conto della perdita di tante anime, quel cardinale, di cui 1 Quanto sopra è secondo la * relazione di iSanchez da Roma 15 gennaio 1535; v. App. n. 7. Archivio domestico, di Corte e di Stato in Vi e n n a. 2 La relazione degli A eia. cornisi, del vicecancelUene di Paolo III, che da ultimo fu stampata presso Ehses IV, 3, m. 2, è pur troppo sommamente laconica e nulla dice del contegno dei cardinali, ¡sul quale informano la * lettera del cardinale E. Gonzaga diel ,18 gemnaio 1535 (Biblioteca V a ti c a n a) e la * relazione del Sanchez a Ferdinando I da Roma 20 gennaio 1535 (Archivio domestico, di Corte e di iStato in Vienna); v. l’una e l’altra in App. n. 8 e 9. I