Viaggio di Vergerlo nell’impero (1535). 47 testa se non difendo contro il mondo intero i miei principii: ciò che procede dalla mia bocca non è l’ira mia, ma l’ira di Dio». Dalla dichiarazione ripetute volte fatta da Lutero, che egli si troverebbe a Mantova o simile luogo, molto precipitosamente Ver-gerio concluse che su ciò fosse d’accordo anche l’Elettore sassone. Intorno al memorabile abboccamento Vergerio addì 13 novembre mandò da Dresda una minuta relazione al segretario del papa, in cui descrive altresì la figura esteriore di Lutero, rileva il suo difettoso latino e l’elemento demoniaco del suo essere: impressione specialmente profonda gli fecero gli occhi inquieti, incavati, del grande nemico del papato, dai quali riluceva un certo fuoco di rabbia e furore.1 Da Berlino Vergerio si portò presso Giorgio duca di Sassonia, che nella sua risposta al papa espresse la sua recisa approvazione di Mantova, che già prima egli aveva giudicata adatta.2 Poiché in antecedenza il nunzio s’era incontrato a Vienna con uno dei due capi della lega schmalkaldica, il langravio Filippo d’Assia,3 non rimaneva ora che di visitare l’altro capo, l’elettore Giovanni Federico di Sassonia. Costui cercò di sfuggire a un incontro col Vergerio, ma questi non si diede per vinto ed attese l’Elettore a Praga presentandogli personalmente con dignità e serietà le sue proposte. In questa discussione orale Giovanni Federico non dichiarò Mantova propriamente per impossibile, ma rimandò nello stesso tempo alle deliberazioni dietali, che esigevano un concilio in Germania, evitando poi una definitiva risposta colla dichiarazione, che egli doveva prima conferire cogli alleati, i quali si riunirebbero nel dicembre a Schmalkalda: per questo motivo Vergerio presenti in iscritto le sue proposte.4 La risposta redatta addì 21 dicembre nella dieta degli alleati a Schmalkalda5 alla sollecitazione del Vergerio in data Io dicem- 1 Colla relazione di Vergerlo del 13 novembre 1533 usata già da Paj.i.a-vioini (lib. 13, c. 18, n. 6) e ¡pubblicata |d!a, Laemmee (Anal. Romana 128 sa.), poi ancora da Cantù (Eretici li, 107 s.) e Friedensbubg (in Nuntiaturberi-chte I, 539 ss.) cfr. anche Wat.ch XVI, 22i*6 ss. jV. pure Kostlin, Luther ir, 370 s. È incontrollabile ciò che ISakpi (I, 177 ,ss.) narra del colloquio di Vergerio con Lutero. Che Sixt ( Vergerius 45 ss.) in questa questione si sia deciso un po’ troppo leggermente a favore del (Sabpi è rilevato in Histor. Zeitsehr. V, 207 s., dove insieme a ragione si osserva, che la Telamone del Vergerio non è neanche del tutto sicura. È certo che non Lutero, ma Vergerio procurò rincontro. V. in Nuntiaturberichte I, 351 /un altro caso in cui Vergerio non dice il vero. Le precipitate conclusioni, che dalie parale di Lutero snlla sua andata a Mantova Vergerio trasse sull’accordo coll’Elettore di Sassonia, traviarono anche le lautorità romane; vedi Ehses IV, cxviii, il 8. 2 V. Nuntiaturberiehte I, 647 ss. ed Ehses I\, cxiv. 3 V. sopra p. 36. 4 V. la relazióne dello iSpalatino in Corp. Ref. II, 982 ss. Cfr. Nuntiatur-bcrichte I, 553, m. 1 ; Ehses IV, cxv. 5 Stampata in \Corp. Ref. II, ®91 ss.