Riforma del clero romano (febbraio 1536). 101 amici della riforma ci danno particolari caratteristici.1 Venne inoltre ricordato agli ecclesiastici l’obbligo della recitazione del breviario e si fissò un’ultima dilazione di quattro mesi agli investiti di benefizi per ricevere i relativi ordini sacri. Mirava a togliere un abuso biasimato in particolare dal Carafa la prescrizione, che in avanti nessuno venisse consacrato prete in Roma se non avesse le richieste qualità canoniche e non possedesse un benefizio. Si fece nuovamente obbligo ai canonici e beneficiati delle chiese patriarcali e collegiate di Roma di intervenire personalmente al servizio divino e di celebrare la domenica una Messa solenne. Più importante fu la determinazione che tutti i parroci romani dovessero esercitare direttamente la cura delle anime: nel caso di legittimo impedimento dovevano pagare convenientemente un sostituto, che però doveva venire esaminato in precedenza dal vicario generale. Altri ordini riguardavano la degna conservazione e amministrazione del santo sacramento dell’altare. I chierici, che avevano soltanto gli ordini minori, dovevano comunicarsi almeno quattro volte l’anno, i preti tutti i giorni festivi di precetto celebrando inoltre almeno una volta il mese. Si presero ancora provvedimenti intorno alla manutenzione dei vasi sacri, all’inventario dei beni delle chiese e ai mezzi per i restauri necessarii alle case di Dio. Agli ecclesiastici venne interdetta qualsiasi relazione con persone sospette, l’entrata nelle osterie e in altri luoghi sconvenienti, l’andare a teatro e il partecipare al giuoco. Agli ecclesiastici ed anche ai laici si rivolse l’esortazione di guardarsi dalla bestemmia, d’osservare i digiuni prescritti e di stare devoti in Chiesa. Prima di condannare una dottrina come luterana, i predicatori dovevano intendersi col maestro del Sacro palazzo o col vicario generale, il quale doveva eliminare una serie d’altri abusi, di cui a ragione i laici prendevano scandalo. A questo riguardo vengono messe in rilievo le liti fra il clero secolare e regolare, la celebrazione della Messa da parte di preti ignoranti e l’indecente elemosinare dei Mendicanti. Nessun religioso per l’avvenire potrà gironzolare per la città senza un compagno o senza speciale permesso del vicario generale. Il concistoro, che stabilì queste prescrizioni, trattò anche di regolare l’andamento degli affari della Penitenzieria, Dataria, Cancelleria ed altri uffici. In tutte queste prime mosse non può disconoscersi l’influenza d’un indirizzo più rigido, in ispecie del Contarmi. Anche ai cardinali nepoti toccò ora di sentire il rigore del papa quanto alla dignità clericale ; infatti egli interdisse loro qualsiasi partecipazione al carnevale, cosa che quei giovani gioviali trovarono dura.2 1 Ofr. la * dissertazione del Caccia usata sopra, p. 80. Biblioteca Vaticana. 2 V. la * relazione di ¡F. Peregrino in data di Roma 18 febbraio 1536. A r -chivio Gonzaga in Jlantova.