La commissione per la riforma (23 agosto 1535). 99 Come prevedevano coloro che lo conoscevano più da vicino,1 egli stava propenso a rifiutare la dignità e soltanto dietro le osservazioni di Matteo Dandolo, che non gli fosse lecito frustrare le nobili intenzioni del papa, specialmente in un tempo così pieno di pericoli per la Chiesa, Contarinà si dichiarò pronto ad accettare la porpora.2 Non era ancor giunto in Roma il Contarmi, che nel concistoro del 9 giugno 1535 vi si prese un’importante decisione deliberandosi di lasciar da parte la promulgazione di una bolla generale per la riforma e di cominciare immediatamente col fatto, sia per ciò che riguardava il miglioramento dei costumi sia per la trasformazione delle autorità, fissandone poi solo più tardi la forma legale. 3 In quel tempo il papa dimostrò tale zelo, che, giusta la testimonianza dell’inviato mantovano, i cardinali mondani vennero presi da un \ ero spavento.4 II 27 agosto si pubblicò una bolla datata dal 23, che costituiva una nuova commissione per la riforma. Questo documento comincia col bel pensiero, che l’incarnazione del Figlio di Dio aveva per fine non soltanto di redimere l’uomo caduto, ma ancora di far avanzare la sua santa Chiesa e di riunirne i membri col più solido vincolo della carità e di procurare al mondo cristiano l’eterno splendore. Il papa perciò affinchè la Chiesa, la sposa di Cristo, serva convenientemente al suo capo, nostro Salvatore, e venga purificata da ogni macchia ed errore, specialmente dal pernicioso luteranismo, ha indetto il concilio ecumenico. Perchè poi non puossi attuare rapidamente tanto difficile opera, egli intanto ha deciso di riformare la città di Roma, la corte romana e relativi impiegati perchè «se è purgata casa nostra, tanto più facilmente saremo in grado di purificare anche gli altri ». A tale scopo si nominarono riformatori per Roma e per la Curia romana i cardinali Piccolomini, Sanseverino, Ghinucci, Simonetta e Cesi insieme a tre vescovi residenti nell’eterna città, fra cui il neerlandese Pietro van der Vorst, colla missione illimitata di estirpare tutti gli abusi, mancanze ed errori nel campo sia spirituale che civile, di colpire colle più gravi pene i disubbidienti e i recalci- 1 * « Molti furono dubbii se accetterà o non questa dignità et inassimte chi ha cognitione della natura sua », scrive da Roma F. Peregrino il 24 maggio 1535 (Archivio Gonzaga in Mantova). Altrettanto riferisce * G. M. della Porta il 27 maggio 1535 (Archivio di iStato in Firenze). 2 Vedi Beccadelli, Conturini c. 10 e Casa, Vita c. 13-14. Daniele Barbaro a D. Veniero in iLett. volff. I, 3. 3 Acta conttint. presso Ehses IV, 415. * * « Gli cardinali incominciano intrare in qualche spavento di questo Papa vedendo che egli ha puoco rispetto et dimostra di volere rivedere gli conti di ciascuno; pero bisogna che le brigate stiano in cervello». F. Peregrino al duca di Mantova da IRoma ,10 giugno 1535. Archivio Gonzaga in Mantova.