392 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 7. Alle Costituzioni propriamente dette della Compagnia di Gesù, che constano di dieci parti, precede un « Esame » ; esso stabilisce come l’Ordine debba saggiare i candidati e come costoro debbano dal canto loro esaminare l’Ordine prima di obbligarsi per sempre coi voti1. « Lo scopo di questa Compagnia », leggiamo subito all’inizio del-l’Esame, « è non solo di attendere colla, grazia divina alla salute e perfezione dell’anima propria, ma anche, coll’assistenza della medesima, di dedicarsi1 con tutto zelo alla salute dell’anima e alla perfezione del prossimo». Lo stesso pensiero ritorna anche nelle Costituzioni. « Il vero scopo della Compagnia è questo : intendiamo aiutare le anime nostre e quelle del nostro prossimo a raggiungere il fine ultimo, pel quale siamo creati » ; la Compagnia di Gesù è «fondata per la maggior gloria di Dio, per il bene universale e per il vantaggio delle anime».1 Allo scopo comune della vita monastica, la propria santificazione, altri Ordini avevano aggiunto come fine più determinato anche la meditazione delle cose divine o il solenne culto di Dio o la cura degli infermi o altre opere di carità: in simil guisa Ignazio pose come missione speciale per i suoi la salute e la santificazione del prossimo : con ciò doveva promuoversi la maggior gloria di Dio e nel servizio e imitazione di Cristo venir dilatato per tutto il mondo il regno di Dio. Anche presso gli Ordini Mendicanti, principalmente presso i Domenicani e Francescani, la predicazione e simile attività compaiono bensì siccome proprio scopo dell’Ordine, ma con molto maggior vigoria e conseguenza Ignazio portò in prima linea il lavoro per la salute delle anime e adattò allo scopo della Compagnia la scelta dei membri dell’Ordine, la loro formazione ed educazione, tutto il tenore della loro vita. Fisico ributtante, animo turbato, indole insopportabile, fama cattiva, sentimento non ecclesiastico impediscono l’ingresso. Nè può accettarsi alcuno, che abbia portato l’abito di un altr’Ordine ecclesiastico, anche solo come novizio, perchè, dice Ignazio, «quel tale doveva rimanere fedele alla sua vocazione».2 Alcuni vengono ammessi come « indifferenti » ; non sapendosi ancora se siano fatti per il sacerdozio o vadano impiegati come fratelli laici, essi deb- stampati la prima volta in spagnolo dalla minuta autografa di Samt’Igna^io in Costitutiones lai. et hispan. 349-363, (Tonde vennero tradotti in francese da L. Michel S. J. : Hist. de St. Ignace de Loyola II (1893), 392-412. 1 Examen c. 1, n. 2 ; Constitutiones P. 3, c. 1. n. 9; P. 4, proem. 2 Constitutiones P. 1. c. 1-4; Examen c. 2, n. ,3, .6. La pili ¡recente edizione, in tre volumi, Institutum Società tis lesa (Florentiae 1892-1893) dà le Constitutiones in una coWExamcn nel voi II, 1-145; è la versione latina in usìo generale dell’Ordine. Sull’Institutum cfr. Heimbucher III2, 10, 21-22. Recentissima edizione delie Constitutiones : Romae, Typ. Vatìc. 190S.