Teologi. 699 Un numero considerevole di dotti teologi fu chiamato a Roma da Paolo III fin dal luglio del 1536 per ragione del concilio. Simili inviti ricevettero allora Fregoso, Cortese, Carafa, Giberti, Pole, Sa-doleto e Bartolomeo Guidiccioni e tutti, salvo l’ultimo, risposero all’appello.1 Nella primavera dell’anno seguente il papa pregò l’università di Salamanca di lasciargli per il concilio due dei suoi più famosi membri : Pietro Ortiz e Francesco da Vittoria.2 II primo rimase a Roma fino al 1540 per poi partecipare alle conferenze religiose di Worms e Ratisbona. Francesco da Vittoria dell’Ordine domenicano merita pienamente l’alta lode, che nel relativo breve tributa a lui Paolo III come il teologo più eminente dell’università di Salamanca : egli infatti è il fondatore della scolastica moderna. Purtroppo la salute di lui, che aveva 57 anni e insegnava a Sala-manca fino dal 1526 ed era instancabilmente attivo, trovavasi sì scossa, che non potè intraprendere il faticoso viaggio per l’Italia. Nel 1544 egli dovette abbandonare anche la cattedra, morendo il 12 agosto 1546.Quantunque non presente in persona a. Trento, egli ha esercitato colà una profonda influenza poiché la sua attività di maestro produsse quella magnifica fioritura della teologia, che assegni© un posto così eminente ai teologi spagnoli nel concilio.3 Per ragione del concilio insieme ad altri cardinali venne chiamato a Roma nel 1545 anche il Sadoleto4 e nel marzo del 1546 il dotto giurista Andrea Alciati, che fu nominato protonotario.5 Circa lo stesso tempo il generale degli Eremiti Agostiniani, Girolamo Seripando, che stava a Trento, ebbe la facoltà di nominare un vicario per tenere il capitolo della sua congregazione.6 II domenicano Domenico de Soto, che prese parte grande nel concilio alla compilazione dei decreti dogmatici, per atto di grazia papale ottenne la concessione, che il tempo impiegato a Trento gli si dovesse computare come se avesse esercitato l’ufficio di professore a Sala-manca. 7 L’erudito Isidoro Clario, il quale partecipò al concilio ecu- I, 233. Le disposizioni di Paolo III per l'università di Pisa presso Fedeli, Doe. pontif. riguard. Punto, di Pisa, Pisa 1908, 123 s. Come ben osserva Fedeli (p. 75) esse non fecero che « uccidere un morto ». 1 Le lettere relative presso Eiises IV, 26 s. 2 Anche quesito breve ibid. IV, cxxxvm s. 3 Cfr. specialmente Eiikle in Katholik 1884, II, 505 s. ; v. anche Schee-ben’ in Kirchenlex. di Wetzeb u. Welte IVs, 1837 s. 4 Ofr. Sadoleti Opera II, 150, 231. 5 * Min. T>rev. Arm>. /,1, t. 35, n. 202 (in data 20 marzo 1546) nell’ A r-c bivio segreto 'pontificio. Sull'Alciati vedi JIazzuchelli I 1, 354 s, e la monografia di E. vosr Molleb (1907) ; ivi p. 80 s.) sui fortunati sforzi di Paolo IH per ottenere nel 1539-1540 all'università di Bologna l’Alciati e (p. 85 s.) sulla pretesa offerta del cardinalato. 6 * Min. 6rev. loc. cit. n. 215 (26 marzo 1546). 7 Breve del 7 ottobre 1546 (Min. 6rev. Arm. !,1, t, 37, ». 61/,. Archivio segreto pontificio). Su Soto vedi Echakd II, 171 s.